Fabio Giachino Trio @ 28DiVino Jazz

Fabio Giachino è un giovane pianista torinese. E detta così è come non aver detto niente, perché quello che c’è da dire su di lui si capisce bene solo se lo si ascolta. Ieri sera c’era un pubblico di eccezione al 28DiVino, fatto di tanti musicisti venuti a sentire il vincitore dell’edizione 2011 del Premio Internazionale Massimo Urbani. E le aspettative non sono state deluse.

Fabio Giachino ha dimostrato di essere a suo agio, di avere un grande controllo dello strumento e di essere dotato di invenzione e fantasia. E di non disdegnare l’uso della mano sinistra, anche mentre il contrabbasso di Davide Liberti cantava complesse melodie, contrappuntate dalla energica batteria di Ruben Bellavia. E non sono stati da meno del loro leader, David e Ruben, dimostrando di essere l’altra faccia della stessa medaglia, ben contribuendo al rinnovamento dell’Art Of Trio.

La serata è scorsa via con grande piacere ed interesse da parte del pubblico, tra brani originali e standard. Per quanto riguarda i brani originali si è passati da Strange Mood, con una introduzione basata su un ostinato di piano, ripetuto poi anche nella coda, ad Evil Louis Blues, basata su Saint Louis Blues e giocata su due diversi tempi alternati. Non è mancata la ballad, sempre a firma di Fabio Giachino, dal titolo metamusicale 3/4 di luna, che partendo dalla tipica atmosfera si è poi gradatamente trasformata passando per un assolo di contrabbasso di grande intenzione melodica e finendo per contaminarsi con richiami bluesy. Il trio ha poi eseguito altri brani standard e original, tra cui un riarrangiamento della mingusiana Goodbye Pork Pie Hat, interpretata con un ritmo lounge/ bossa, gradevole e interessante.

La maggior parte dei brani eseguiti sono contenuti nel disco Introducing Myself, uscito a febbraio scorso, disco che annovera come ospite di eccezione Rosario Giuliani.

È stato un grande piacere ascoltare questo trio torinese, e a questo punto ci auguriamo di vederlo sempre più spesso a Roma!

http://www.fabiogiachino.com

Fabio Giachino Trio
Fabio Giachino Trio

Disco: Introducing Myself
Artista: Fabio Giachino Trio

Tracce:

01. Introducing
02. Evil Louis Blues
03. Strange Mood
04. Mrs. Parker Of K.C.
05. …tornerai a casa?
06. Sponge BOP
07. 3/4 di luna
08. Stingla
09. Viaggio nel tempo
10. Al Cappone
11. Someone To Watch Over Me

Etichetta: Musicamdojazz
Anno: 2012

Fabio GiachinoTrio @ 28DiVino
Fabio GiachinoTrio @ 28DiVino
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Pasquale Innarella Quartet @ 28DiVino

Yeah! Sine!

Non posso far altro che parlare inglese ed irpino visto che ieri sera, nell’accogliente grotta del 28DiVino, abbiamo assistito alla contaminazione più spinta ed incredibile tra canti popolari irpini, musiche contadine e jazz moderno. Un mix di grande energia e bellezza, con una forte connotazione, voluta dal leader Pasquale Innarella, di carattere meridionalista e sociale.

Uomini di terra è il titolo del CD presentato, ed in effetti in tutti i brani si respira l’odore della terra: a partire da Festa contadina, un tema che evoca le musiche suonate dalle bande paesane nelle quali Pasquale ha mosso i primi passi, passando per Flowers for Rocco Scotellaro, dedicato al poeta e politico meridionale e meridionalista, dove una poetica intro di contrabbasso lascia poi la scena ad un up-tempo degno della migliore tradizione hard bop, per arrivare alle atmosfere free di Terre selvatiche.

Il disco è arricchito da una versione de Non è l’amore che va via di Vinicio Capossela, artista con il quale Pasquale ha collaborato, e una bellissima Malaika, canzone popolare d’amore africana, reinterpretata con grande gusto e lirismo dallo splendido vibrafonista Francesco Lo Cascio. Bravissimi Roberto Altamura alla batteria e Pino Sallusti al contrabbasso, hanno non solo fornito il supporto alle arrampicate solistiche di Innarella e Lo Cascio, ma sono stati loro stessi assoluti comprimari, sia in termini di intenzione che in termini di musicalità.

Una serata incredibile dunque, all’insegna della contaminazione come nella migliore tradizione del Jazz, ma dove il Jazz è rimasto vivo e presente sempre, senza mai cedere a snaturazioni e mantenendo sempre quel “piglio” che tanto piace a noi jazzisti.

Yeah! Sine!

http://pasqualeinnarella.it

Pasquale Innarella Quartet
Pasquale Innarella Quartet
Pasquale Innarella Quartet, Uomini di Terra
Pasquale Innarella Quartet, Uomini di Terra

Disco: Uomini di terra
Artista: Pasquale Innarella Quartet

Tracce:

01. L`uomo delle terre
02. Flowers for Rocco Scotellaro
03. Malayka
04. Terra selvatica
05. Festa contadina
06. Non è l`amore che va via
07. Donne delle tembe
08. Blued

Etichetta: Terre sommerse
Anno: 2012

Monk, storia di un genio americano

Quando ho assistito alla sua presentazione, avvenuta il 23 febbraio scorso al Music Inn, avevo appena iniziato la lettura di questa molto particolare biografia di Monk, scritta da Robin D.G. Kelley ed edita in Italia da Minimum Fax con il titolo “Thelonius Monk – Storia di un genio americano”.

Intanto, la serata al Music Inn è stata un bellissimo pretesto per ascoltare un quartetto di ottimi musicisti, a partire da Maurizio Giammarco al sax, proseguendo con Roberto Tarenzi al piano, Dario Deidda al basso elettrico e Marco Valeri alla batteria. Il quartetto ha pescato diversi brani dal repertorio di Monk, interpretandoli in maniera personale e dando alla serata un mood molto gradevole. Sempre elegante e perfettamente controllato, Maurizio Giammarco ha dato l’ennesima prova (semmai ce ne fosse stato bisogno) di essere un grande talento del jazz. Bravi anche i suoi musicisti, con una menzione particolare per Dario Deidda, che ha saputo dare una pulsazione swingante e metronomica al tempo stesso, è una contraddizione in termini ma questo è stato quello che ho provato ascoltandolo.

E veniamo al libro; la prima cosa che salta all’occhio è una impostazione scientifica, basata su interviste, articoli e fonti varie, impostazione  che toglie di dosso a Monk quell’aura da personaggio strano, schivo e controverso. Quello che viene fuori è una persona a tutto tondo, non un personaggio, e tutte le sfaccettature della sua storia e del suo carattere vengono disvelate partendo dalle sue origini, dai suoi affetti familiari e amicali, per continuare con il suo esordio come musicista, le difficoltà dei primi tempi, il momento del grande successo ed il declino finale. La storia di un uomo, ancor prima che di un musicista,  e non la storia di una icona.

Il libro è molto dettagliato, e Kelley narra con dovizia di particolari di tutti i concerti, dei musicisti che vi presero parte, dei locali, dei successi e degli insuccessi. Un libro interessante, in grado di soddisfare le curiosità più spinte, un documento storico importante che costituisce un elemento essenziale nella storiografia del Jazz.

http://www.minimumfax.com/libri/scheda_libro/542

Thelonius Monk - Storia di un genio americano
Thelonius Monk – Storia di un genio americano

Guida all’ascolto @ Casa del Jazz

Sono stato molto felice di poter assistere, mercoledi scorso, ad un seminario di guida all’ascolto dedicato a due standard bellissimi, Lover Man e You Don’t Know What Love Is. L’evento, che si tiene ogni mercoledi a partire dalle 19 presso la Casa del Jazz a Roma, è curato dal critico Gerlando Gatto il quale, con impeccabile stile radiofonico, ha preso per mano la platea e l’ha portata nei meandri di questi due brani, il tutto con la complicità del bravo Stefano Sabatini che ha eseguito al piano, oltre agli standard di cui sopra, anche alcuni brani tratti dal suo ultimo lavoro discografico, “Heart and Soul”.

I due standard sono stati affrontati partendo dalla storia della loro genesi, ascoltando più versioni ad opera di artisti diversi, intervallando gli ascolti con aneddoti, spunti e accenni più analitici. Sia Lover Man che You Don’t Know What Love Is sono due brani belli e struggenti, con quel caratteristico cambio sul bridge che “apre” il pezzo rendendolo lirico e cantabile, come ha sottolineato Stefano Sabatini. E questa apertura, aggiungiamo noi, caratteristica di molti standard, è bella ed efficace anche quando, come in You Don’t Know What Love Is, la modulazione avviene sulla relativa maggiore, quindi senza un cambio forte come, ad esempio, quello di quarta ascendente.

A questo punto qualcuno potrebbe pensare che un tale evento sia destinato ai soli addetti ai lavori; niente di più falso. Chiunque, anche un semplice appassionato o neofita, può trarre piacere e interesse da un tale seminario. Per chi volesse approfondire, poi, segnalo un ottimo ed esaustivo database sul sito http://www.jazzstandards.com.

Devo fare un plauso a questo genere di iniziative: in un momento storico in cui i fondi per la cultura vengono tagliati sembra quasi incredibile che si possano compiere queste magie, e che in una struttura pubblica si possa assistere (peraltro gratuitamente) ad un seminario sul Jazz con tanto di proiezione di video, ascolto di brani audio ed esecuzioni dal vivo. Una esperienza che spero sarà reiterata.

Alla Casa del Jazz, mercoledi ore 19, fino al 7 novembre

Gerlando Gatto con Stefano Sabatini
Gerlando Gatto con Stefano Sabatini
Stefano Sabatini
Stefano Sabatini

Shifting Point (Gianni Salinetti)

Scartabellando tra i miei tanti cd ho riascoltato il bel disco di Gianni Salinetti, Shifting Point. Otto tracce originali, tutte a firma di Gianni tranne Chiaranotte, a firma di Manuel Magrini. In tutto otto composizioni in perfetto equilibrio tra melodia e fusion. Quello che salta subito all’orecchio è la grande sensibilità e l’attenzione alla composizione e agli arrangiamenti, caratteristiche non scontate e che fa tanto più piacere trovare in un’opera prima.

I brani scorrono via con facilità, con la predominanza di un carattere introspettivo che però non è mai cupo o fine a stesso come a volte capita in tanti anche blasonati lavori discografici. Shifting Point è fluido ed angoloso al tempo stesso; non lascia scampo all’ascoltatore, che si ritrova in un vortice di note dove la parte improvvisata è il naturale compendio di quella scritta, e dove ogni tema è  una sorta di prosecuzione del precedente. Un’opera unitaria, dunque, con una precisa identità.

Oltre alla presenza di un musicista famoso e navigato come John B. Arnold alla batteria, presenza che contribuisce alla definizione del carattere del lavoro, voglio segnalare in particolare lo stile di Gianni Salinetti, che con la sua chitarra non straborda mai e che anzi lascia ampi spazi mettendosi al servizio del brano e mai stando al di sopra di questo. Una menzione particolare, poi, la merita il giovanissimo pianista Manuel Magrini, che dimostra eccellenti doti e grandi prospettive. La formazione si completa imfine con i bravi Francesco Pierotti al contrabbasso e Raffaele Matta alla seconda chitarra.

Ottima anche la performance live tratta da questo disco, alla quale ho avuto il piacere di assistere qualche mese fa e che contemplava, oltre ai musicisti suddetti, anche la presenza di Antonello Sorrentino alla tromba e al flicorno, presenza che ha arricchito ulteriormente la musica.

http://www.zonedimusica.com

Disco: Shifting Point
Artista: Gianni Salinetti

Tracce:

1 – Tunnel
2 – Portrait
3 – Not Today
4 – Cold Cage
5 – Layers
6 – Shifting Point
7 – Chiaranotte
8 – Reverse

Etichetta: Zone di musica
Anno: 2012

Gianni Salinetti
Shifting Point, Gianni Salinetti

Fabio Tullio Trio @ Palazzo Braschi

È difficile per un pianista ammetterlo, ma questo trio è davvero un bel trio. Parlo di Fabio Tullio (sax tenore), Riccardo Gola (contrabbasso), Emiliano Caroselli (batteria). Avete capito bene, non ci sono strumenti “armonici”, niente piano né chitarra. Un trio pianoless, come si usa dire. Eppure il mood che si respira è di quelli belli, pieni. Tanto che sabato scorso, nell’atrio di palazzo Braschi con affaccio su piazza Navona, in tanti si sono fermati sulla soglia, attratti dal fraseggio di Fabio Tullio e dalla “vervosa” sezione ritmica. Un ensemble ritmico ma anche melodico, lineare ma complesso, lirico e onirico, comunque sempre equilibrato.

Non è facile innovare. E nel jazz in tanti ci provano, da sempre, spesso senza grandi risultati. Eppure mi sembra che Fabio Tullio ci riesca benissimo. Non serve suonare su una sequenza di accordi minori per essere moderni! Basta suonare con la testa e con il cuore, come sosteneva Massimo Urbani quando diceva che “la vera innovazione sta nei sentimenti”. Ecco, il trio di Fabio Tullio ha sia testa che cuore, e sa tirare fuori l’una e l’altro al momento opportuno, sia che suoni standard, sia che suoni brani originali. W il trio pianoless, dunque. Ma non abituatevi troppo, eh!

Fabio Tullio
Fabio Tullio

Marcello Rosa Trio @ 28DiVino Jazz

Mi è capitato di vedere Marcello Rosa al 28divino, venerdì 12 ottobre scorso. La formazione del trio senza batteria (piano/contrabbasso/trombone), la scelta originale degli standard (tra i quali una versione molto suggestiva di Amazing Grace), l’ironia pungente di Marcello, tutte queste cose hanno contribuito a creare un’atmosfera tanto emozionante quanto piacevole.

Trovo sempre molto bello, nel jazz dal vivo, il fatto che la musica si possa respirare come un aroma intenso, a partire dagli arredi del club (deliziosa l’accoglienza del 28DiVino), passando per gli strumenti (veri!) fatti di ottone, legno, corde e pelli, e finendo con il suono acustico (a volte condito con salsa elettrica o elettronica, perché no), un suono che ti riempie di energia e ti rigenera, anche e sopratutto dopo una dura giornata di lavoro.

Ebbene il trio di Marcello, comprendente Paolo Tombolesi al piano e Steve Cantarano al contrabbasso, mi ha fatto respirare l’aroma inebriante del jazz, dando a me e a tutto il resto del pubblico quella sferzata di musica e gioia che solo il jazz riesce a dare. Marcello Rosa sembrava dipingere con il suo trombone un universo di note giuste, quando melodiche e romantiche e quando pregne di istinti bassoventrali, mentre Paolo Tombolesi mi ha incantato con il suo pianismo emozionale, denso di blues, fluido, come nell’assolo a tempo raddoppiato innestato su una esposizione del tema di Summertime eseguita su un pedale marcatamente spiritual. Fondamentale la presenza del collaudato Steve Cantarano, che ha incarnato splendidamente la ritmica non facendo sentire la mancanza del batterista anzi, contribuendo con uno swing impeccabile alla musica della serata.

Il tutto ripreso dalle telecamere di Jazz Channel, per cui vi consiglio di buttare un occhio alla programmazione anche se, mi dispiace per voi, non riuscirete a respirare l’aroma, quello che ho respirato io…

Marcello Rosa Trio @ 28divino Jazz
Marcello Rosa Trio @ 28divino Jazz