Mi è capitato di vedere Marcello Rosa al 28divino, venerdì 12 ottobre scorso. La formazione del trio senza batteria (piano/contrabbasso/trombone), la scelta originale degli standard (tra i quali una versione molto suggestiva di Amazing Grace), l’ironia pungente di Marcello, tutte queste cose hanno contribuito a creare un’atmosfera tanto emozionante quanto piacevole.
Trovo sempre molto bello, nel jazz dal vivo, il fatto che la musica si possa respirare come un aroma intenso, a partire dagli arredi del club (deliziosa l’accoglienza del 28DiVino), passando per gli strumenti (veri!) fatti di ottone, legno, corde e pelli, e finendo con il suono acustico (a volte condito con salsa elettrica o elettronica, perché no), un suono che ti riempie di energia e ti rigenera, anche e sopratutto dopo una dura giornata di lavoro.
Ebbene il trio di Marcello, comprendente Paolo Tombolesi al piano e Steve Cantarano al contrabbasso, mi ha fatto respirare l’aroma inebriante del jazz, dando a me e a tutto il resto del pubblico quella sferzata di musica e gioia che solo il jazz riesce a dare. Marcello Rosa sembrava dipingere con il suo trombone un universo di note giuste, quando melodiche e romantiche e quando pregne di istinti bassoventrali, mentre Paolo Tombolesi mi ha incantato con il suo pianismo emozionale, denso di blues, fluido, come nell’assolo a tempo raddoppiato innestato su una esposizione del tema di Summertime eseguita su un pedale marcatamente spiritual. Fondamentale la presenza del collaudato Steve Cantarano, che ha incarnato splendidamente la ritmica non facendo sentire la mancanza del batterista anzi, contribuendo con uno swing impeccabile alla musica della serata.
Il tutto ripreso dalle telecamere di Jazz Channel, per cui vi consiglio di buttare un occhio alla programmazione anche se, mi dispiace per voi, non riuscirete a respirare l’aroma, quello che ho respirato io…

Carissimo,
complimenti, una critica molto ben padroneggiata, anche se avrei preferito un controllo maggiore sull’uso di termini inglesi.
D. A.