Dedication To Ourselves

Arriva direttamente dalla Danimarca questo croccante cd dal titolo Dedication, a firma di Tony Cigna, Francesco Cigna ed Erik Ørum von Spreckelsen. Croccante già dal titolo, titolo che nella seconda di copertina viene spiegato prendendo a prestito la voce del dizionario: atto del dedicare, una nota all’inizio di un componimento letterario, artistico o musicale che dedica lo stesso a qualcuno in segno di affetto o stima, un rito, devozione incondizionata.

Ed è palese l’amore, la stima e la devozione che questi musicisti hanno nei confronti del Jazz, al servizio del quale si mettono con umiltà e capacità, dando un prodotto godibile, moderno e classico al tempo stesso, dove nulla è sacrificato sull’altare della ricerca a tutti i costi e dove la ricerca del suono si coniuga con la consapevolezza di quei suoni che già sono nel patrimonio, nelle orecchie e nel cuore di ogni appassionato.

Francesco Cigna (chitarra), Erik Ørum von Spreckelsen (piano), Tony Cigna (batteria), Daniel Franck e Joel Illerhag (che si alternano al contrabbasso) sono degli amici che ci accolgono nella loro casa e ci avvolgono con un suono senza tempo, fatto di codici ben precisi e riconoscibili ma anche di alchimie indecifrabili, che aggiungono magìa alla matematica della musica.

La maggior parte dei brani sono del chitarrista Francesco Cigna. E pure nel suo modo di comporre si avverte una grande devozione alla forma canzone, con una altrettanto netta apertura al moderno. A partire da Silvertrust, il primo brano del disco, dove un pedale fa da tappeto al riff di chitarra nelle prime 8 misure, mentre nelle successive 4 il piano improvvisa libero e rilassato.

Dedication
Dedication

In Mr. T.C., dedicato da Francesco Cigna al papà Tony, il tema è un condensato di brevi e veloci frasi di chitarra alle quali fa da contrappunto il piatto ride, seguito da un interludio generazionale nel quale padre e figlio dialogano fino al rientrare di piano e contrabbasso. Un brano moderno e solare, nel quale Francesco ha modo di esplorare tutte le possibilità melodiche offerte dalla struttura.

Non mancano gli omaggi alla tradizione, come la rilettura di Lover Man o della splendida Soul Eyes di Mal Waldron. Il disco risulta dunque in un mix equilibrato, gustoso e croccante, appunto. Un disco che non può che far bene al Jazz e allo stato di benessere psico-fisico di chi lo ascolta. Dedicatevelo, non ve ne pentirete.

Articolo originale di: Jazz@Roma – Go to the english version

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