John Coltrane @ 28DiVino Jazz

20130928_010914Non ne potevamo più di stare senza il Jazz del 28DiVino di via Mirandola 21! E la stagione riparte con John Coltrane, nella incarnazione – piuttosto che nella interpretazione – offerta dai Bar Jazz Sextet +1 di Davide Di Pasquale (trombone), con Carlo Conti (sax alto e soprano), Antonello Sorrentino (tromba, flicorno), Francesco Di Gilio (pianoforte), Stefano Nunzi (contrabbasso), Alessandro Del Signore (contrabbasso), Claudio Sbrolli (batteria). Un omaggio a Coltrane, che il 23 settembre avrebbe compiuto 87 anni. Ed un omaggio entusiasmante, sia per l’impatto offerto da questo nutrito ensemble, sia per la capacità dei singoli musicisti di dare, ciascuno in base al proprio gusto, la pennellata giusta a comporre l’affresco sonoro. E parlando di pennellate non si possono non citare le sagome a grandezza naturale delle quali gli artisti dello Studio Sotterraneo hanno disseminato il Club, rendendo ancora più suggestivo e onirico l’evento.

Ogni insieme è formato di singoli ma capita, come in questo caso, che la somma sia di più del totale. Possiamo infatti soffermarci sulla travolgente verve di Carlo Conti, il quale ha riportato Trane in terra con il suo agile fraseggio, spesso raddoppiato e a tratti animalmente scomposto (a significare l’urgenza dell’omaggio, oltre che a rendere filologicamente lo stesso); possiamo apprezzare il suono di Antonello Sorrentino, un musicista dotato di grande sensibilità che non manca di incantare con la sua ricerca di note e frasi che siano uniche, qui ed ora, rifuggendo le ovvietà e gli automatismi; possiamo rimanere incantati dal trombonismo di Davide Di Pasquale, dotato sempre di grande swing e ricerca melodico-armonica; possiamo stupirci di quanto Francesco Di Gilio sia pronto a reagire agli stimoli che arrivano dal gruppo, restituendo sempre un fraseggio coerente ed in perfetto interplay; possiamo osservare con appagata curiosità i controcanti e gli incastri tra i contrabbassi di Stefano Nunzi e Alessandro Del Signore, o rimanere senza fiato davanti al drumming energico e controllato di Claudio Sbrolli. Possiamo fare tutte queste cose oppure, come succede stasera al 28DiVino, possiamo lasciarci prendere da un insieme di colori, di pennellate e di luci fino a rimanere quasi storditi di felicità, tra una versione cameristica di Naima, suonata senza ritmica e senza assoli, ed un travolgente finale affidato alla splendida Impressions.

Finita la serata non rimane che andare a riprendere i dischi di Coltrane e riascoltarli con rinnovato interesse, per ricordare a noi stessi quanto questo musicista abbia lasciato una impronta indelebile e fondamentale nel Jazz e nella musica in generale.

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Davide Di Pasquale
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La seconda mela

Un ostinato ritmico sul quale si innesta il tema, suonato ad archetto dal contrabbassista. Poi, un interludio di pianoforte, accompagnato da contrabbasso e batteria: ad un crescendo segue un decrescendo, poi ancora un crescendo fino ad un repentino silenzio. L’atmosfera cambia, si fa intimista, ed il contrabbasso esegue il suo assolo. È l’inizio di The Second Apple, lavoro discografico del contrabbassista Nico Catacchio, con Nico Morelli (pianoforte) e Michele Salgarello (batteria), per l’etichetta Four.

Un classico jazz trio, del quale si ha modo di apprezzare la personalità dell’opera e dei musicisti che vi hanno preso parte. Stiamo parlando di Jazz di grande qualità, dove ogni nota, ogni colore hanno un proprio ruolo. Ma non è solo il Jazz ad avere diritto di cittadinanza, qui:  vengono infatti esplorati i territori del Jazz più europeo, inevitabilmente contaminato dalla musica classica, ma anche un certo pop anni Ottanta ci sembra si affacci nell’orizzonte sonoro delineato da queste sette tracce.

Il secondo brano, Esiàn, ci avviluppa nel suo movimento circolare a tempo dispari, divenendo l’ideale colonna sonora per un momento di felice malinconia con noi stessi. L’arrangiamento è sempre molto curato, con parti all’unisono tra contrabbasso e pianoforte e momenti di interludio che spezzano l’usuale teoria tema-assoli-tema.

Proseguendo nell’ascolto notiamo che Catacchio è pervaso da una interessante vena poetica, che si rende palese non solo nella composizione ma anche nel suo modo di suonare, semplice e diretto, che lo porta a mostrarsi nudo e vero, senza infingimenti. Un grande pregio, che ben si sposa con il pianismo di Nico Morelli, anche lui diretto e con una tendenza assertiva, tendenza che gli fa comunque dire la sua all’interno del brano, pur rimanendone al servizio. Perfetto, poi, Michele Salgarello, naturale compendio ritmico agli altri due.

Le cifre del lavoro spaziano dall’ostinato ritmico declinato in più varianti, come in Panìco e Revolving,  a quella della ballad, che come in Per Alal e in Respiri dà modo al contrabbasso di cantare nel registro medio-alto, accompagnato da voicing di pianoforte mai invadenti e sempre in empatia col solista. Non mancano momenti più movimentati come in Qui, dove lo swing prende decisamente la scena e si ha una virata verso un Jazz più classico, ben supportato da batteria e contrabbasso e sul quale si muove con grande verve il fraseggio di Morelli.

Decisamente un bel disco, di quelli che hanno qualcosa di nuovo da dire ad ogni successivo ascolto. Ed un artista, Nico Catacchio, da tenere d’occhio, anzi, d’orecchio.

Artista: Nico Catacchio

Titolo: The Second Apple Anno: 2012

The Second Apple / Esiàn / Revolving / Panìco / Per Alal / Qui / Respiri

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Sito ufficiale Nico Catacchio

Cosa sono i voicing

Paolo Recchia omaggia Getz

Paolo-Recchia_webHo ascoltato e riascoltato con grande piacere Three For Getz, il nuovo disco del sassofonista Paolo Recchia inciso in trio per l’etichetta giapponese Albòre Jazz. Il trio è composto, oltre che da Paolo Recchia (sax alto), da Enrico Bracco (chitarra) e Nicola Borrelli (contrabbasso), e l’omaggio a Stan Getz sta principalmente nella scelta dei brani, mutuati dal repertorio del grande sassofonista statunitense.

Il disco si presenta con un suono caratteristico, dal sapore antico, risultando nel contempo fresco ed attuale. Attuale per via della capacità di Recchia di essere sempre un passo avanti, di creare immagini musicali che, pur nascendo da un humus culturale consolidato rimandano ad un presente dinamico, in perenne tensione verso un punto che si sposta continuamente avanti. Che poi è il senso stesso dello swing, del quale il disco è intensamente permeato, al pari di una spezia ad impreziosire un piatto buono già di per sé.

Fondamentale, nell’economia di questo lavoro discografico, l’apporto di Bracco e Borrelli: il primo, del quale non si può non apprezzare laPaolo-Recchia-Trio---Three-for-Getz_web sensibilità e la bravura, è perfettamente al servizio dei brani, sempre in sintonia con Recchia sia quando accompagna sia durante gli assoli; il secondo non è da meno, e restituisce sotto forma di pulsazione tutta l’energia generata dai suoi due sodali. I brani sono quelli che Getz ha suonato in cinquanta anni di carriera, da Indian Summer (dal disco Quartets) a Three Little Words (Stan Getz and the Oscar Peterson Trio), da Grandfather’s Waltz (Stan Getz & Bill Evans) a O Grande Amor (Getz/Gilberto featuring Antonio Carlos Jobim), fino a First Song tratto da People Time, inciso con Kenny Barron al Jazz Cafe Montmartre di Copenhagen nel marzo 1991, tre mesi prima di morire.

Un omaggio sentito e raffinato, dal quale emerge tutta la musicalità di Paolo Recchia e che, a nostro personale parere, riecheggia proprio l’atmosfera di quel bellissimo ultimo concerto di Getz con Kenny Barron, denso come quello di pathos e swing. Un disco da sentire in pieno relax, possibilmente con un buon impianto, per gustarne appieno ogni sfumatura e riconciliarsi con la vita.

Anno: 2013

Titolo: Three For Getz

Artista: Paolo Recchia Trio

Indian Summer / Carpetbaggers Theme / Grandfathers Waltz / Three Little Words / First Song / Hershey Bar / O Grande Amor / Voyage / The Peacocks

Non avere paura

Don’t Be Afraid è il titolo di un bell’album da poco uscito per Emme Records a nome di Unicam Jazz Quartet e con la partecipazione di Jonathan Kreisberg, la ciliegina su una torta di quattro fette che si chiamano Fabio Marziali (sax alto), Alberto Napolioni (piano), Stefano Battaglia (contrabbasso), Giacomo Zucconi (batteria).

Ho già avuto modo di ascoltare questo gruppo dal vivo e, tanto per iniziare, mi piace dire gruppo in quanto di questo si tratta, di un vero gruppo e non di musicisti messi insieme per l’occasione. Su disco il loro sound, sebbene più misurato, restituisce comunque il grande feeling che ho respirato ascoltandoli al 28DiVino Jazz di Roma. A questo si aggiunga che la presenza di Jonathan Kreisberg, fantastico chitarrista newyorchese, contribuisce a rendere il tutto ancora più interessante. Il chitarrismo di Kreisberg si innesta infatti alla perfezione sui brani degli Unicam, e questo non solo per il suo fraseggio ma anche per la scelta del suono, a tratti pulito e cristallino, a tratti sporco e tagliente.

Da una parte la scrittura dei brani, dall’altra la presenza di Kresiberg. Scorrendo le tracce si ha la sensazione che il mood viaggi attraverso un’ampia parte dello spazio-tempo del Jazz, eplorando territori metheniani (Green Dream), yellowjacketsiani (Don’t Be Afraid), transitando per i sobborghi malfamati di una certa fusion (GAS), fino ad approdare in porti sicuri come A Second Of Rest o Rumba.

Il fraseggio di Fabio Marziali è fluido, a tratti nervoso, sempre ben controllato. Fabio sa dove andare a parare e dimostra di essere dentro al Jazz con tutte le scarpe. Anche Alberto Napolioni sta nel Jazz “senza se e senza ma”, con l’orecchio sempre pronto a cogliere nuovi spunti che riemergono a ondate dai suoi tanti ascolti dei grandi del passato e del presente. Stefano Battaglia dimostra di essere perfettamente a suo agio nell’accompagnare ogni momento, garantendo pulsazione e leggerezza, anche grazie al solido apporto di Giacomo Zucconi.

Ho ascoltato a lungo i dieci brani che compongono questo lavoro, e devo dire che ad ogni passata scopro nuovi angoli, nuove pieghe, nuovi scorci. Un disco perfetto per metterlo nel player della macchina e farci Roma – New York e ritorno.

Titolo: Don’t Be Afraid

Etichetta: Emme Records, 2013

Green Dream (Napolioni) / Don’t Be Afraid (Marziali)/ Deep Dive (Marziali) / A Second Of Rest (Marziali) / GAS (Battaglia) / Rumba (Marziali) / Intro (Hommage) (Battaglia) / Meeting (Battaglia) / CanzonChina (Napolioni) / Afro Blues (Marziali)

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Sito ufficiale Unicam Jazz Quartet

Block Notes

In questi giorni di agosto ho avuto occasione di ascoltare Block Notes, il secondo disco da leader di Antonio Tosques, chitarrista foggiano che viene da una lunga esperienza di live e collaborazioni. Il disco, edito da Dodicilune, vede protagonisti Antonio Tosques (chitarra), Danilo Gallo (contrabbasso), Enzo Carpentieri (batteria) e Mike Melillo (piano), ospite di eccezione.

Si inizia con Block Notes, title track di respiro moderno e introspettivo, quasi a voler significare un percorso interiore, un viaggio di formazione durante il quale viene naturale prendere appunti. Gli accordi di chitarra si arrampicano e incastrano su un pedale di piano e contrabbasso, fino alla partenza del tema, sempre esposto dalla chitarra, con il piano di Melillo ad appoggiare con parsimonia i propri voicing.

Con il secondo brano si va invece verso l’hardbop. Il fraseggio di Tosques, sempre preciso, conferisce al sound un’aura rassicurante, che ci fa sempre sentire a nostro agio nelle swinganti volute del pezzo.

Pioggia d’estate è una sorta di mini-suite, caratterizzata da una intro di contrabbasso solo, su tempo rubato, seguita dall’esposizione di un tema lirico e malinconico da parte della chitarra, per poi virare verso una sezione soli a tempo raddoppiato. Melillo prima e Tosques poi si alternano lavorando prevalentemente sui sedicesimi, imprimendo verve al brano, fino a ritornare al tema e riportarci al mood iniziale, in un percorso perfettamente circolare.

Anche Venezia ha un incipit meditativo, durante il quale il pianoforte viene in supporto della chitarra nella parte finale del tema, ed anche qui vi è una sezione soli a tempo raddoppiato. Una ventata di energia alla Clifford Brown sprigiona da H2O, un mid-tempo nel quale il limpido fraseggio di Tosques ha modo di mettere in evidenza tutta la sua espressività, e da The Booze, frizzante swing a firma di Melillo.

Completano l’album due original a firma di due giganti della storia del Jazz, Dewey Square (Charlie Parker) e Like Sonny (John Coltrane).

Un lavoro ben fatto, dunque, nel quale tutti gli elementi sono esattamente al loro posto, grazie anche ad un ensemble fatto di musicisti di valore ed esperienza. Un disco dal sapore classico ma con un tocco di modernità, in bilico tra atmosfere introspettive e momenti di puro swing.

Block Notes, Dodicilune  2011

Block Notes (Tosques) / Together (Tosques) / Pioggia D’Estate (Tosques) Dewey Square (Charlie Parker) / Venezia (Danilo Gallo) / H2O (Tosques) /  Like Sonny (John Coltrane) / The Booze (Mike Melillo).