Mario Nappi Trio @ 28DiVino

Ieri sera ho avuto l’occasione di ascoltare il trio di Mario Nappi, giovane pianista partenopeo con un carnet di molti premi vinti (European Jazz Contest e Piacenza Jazz come trio e miglior solista per Nappi al Fara Jazz Festival) e con un cd, Introducing, che da poco uscito è già alla seconda ristampa. Sicuramente ce ne è abbastanza per incuriosirsi!

La formazione sul palco del 28DiVino Jazz è costituita dal leader Mario Nappi (pianoforte), da Corrado Cirillo (contrabbasso) e da Marco Fazzari (batteria). Le composizioni originali, a firma di Nappi e Cirillo, sono un mix di melodia e tradizione afro-americana, in una interpretazione del piano trio personale e rispettosa al tempo stesso, non disgiunta da un gusto per la frammentazione e riorganizzazione armonico-ritmico-melodica di standard come It Could Happen To You (Jimmy Van Heusen) e Stella By Starlight (Victor Young), riletti per l’occasione.

Il disco Introducing, oltre a Nappi al piano e Cirillo al contrabbasso, vede Luca Mignano alla batteria e si fa apprezzare per la spontaneità e la ricerca stilistica, peraltro con caratteristiche molto simili a quelle che sprigionano all’ascolto dal vivo. Un trio da seguire con attenzione…

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Sito ufficiale Mario Nappi

Intervista a Mario Nappi a fine concerto

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Scalare la montagna

Ieri sera, al 28DiVino Jazz, Stefano Preziosi ha presentato il suo album appena uscito, Climbing Up. Il 28DiVino Jazz, uno dei club più apprezzati per la ricerca costante di nuovi progetti originali e di nuovi talenti da proporre, anche in una serata pre-pasquale come quella di ieri non ha di certo fatto mancare, nella “grotta divina”, una bella proposta, di quelle che proprio non si possono perdere e che già nel titolo, Climbing Up ovvero “scalare la montagna”, porta in sé la metafora di quanto sia difficile, oggi, essere artisti ed in particolare musicisti.

Musicisti. Cominciamo col dire che il quartetto di Stefano Preziosi, bravo altosassofonista e sopranista, è costituito da musicisti di prim’ordine a partire da Pierpaolo Principato  (pianoforte), passando per Stefano Cantarano (contrabbasso) fino ad Ettore Fioravanti (batteria). Un ensemble solido che sulla carta già promette e che, sul palco, mantiene.

Lirico, a tratti free, tonico. Potrebbero essere questi gli hashtag per la descrizione del sassofonista Preziosi il quale, pur percorrendo i binari della melodia, non manca di scarti laterali repentini che aprono squarci interessanti. Si passa così da Giuliana, il cui tema da tipica ballad moderna inizia con un call and response per poi sciogliersi in un ritmo più regolare e rassicurante, alla title track Climbing Up, eseguita senza l’accompagnamento del piano e che, per via del fraseggio usato dal sassofonista e dell’uso dei sovracuti, rimanda a certi echi di A Trane From The East di Massimo Urbani. Diversamente da Urbani, però, Preziosi utilizza l’elettronica, a conferire riverbero e rinnovata espressività al suo strumento, evidente segno che viviamo uno step successivo, nella infinita ed affascinante evoluzione del Jazz, rispetto a quello che ha visto i fasti del compianto Max. Non mancano momenti “filmici”, come Anti tesi, orecchiabile medium in 3/4, funky (Sleeping In The Morning, On Green Dolphin Street, arrangiata da Principato), tango (Tango novo). Ancora, una versione aperta e visionaria di In A Sentimental Mood (Duke Ellington) ed un Vintage Blues dal tono antico ma con molte cose da dire.

Tanta carne al fuoco, dunque, in un riuscito mix tutto a firma di Stefano Preziosi il quale ha, ancora una volta, tenuto alto lo spirito del Jazz nell’ormai mitico “28”.

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Stefano Preziosi Official Website

Energia = mc3

Un termine abusato, energia, che però rende molto bene l’impatto di questo trio rispondente al nome MC3 e composto dal leader Marco Colonna (sax tenore, clarinetto basso), Fabio Sartori (Hammond), Stefano Cupellini (batteria).

Un approccio pan-modale basato sul groove, come ci ha detto ieri lo stesso Marco Colonna alla fine di una serata speciale: la registrazione dal vivo del primo disco prodotto dalla nascente 28 Records, etichetta del 28DiVino Jazz, club che da qualche anno si è imposto sulla scena romana come uno dei più attenti ai progetti originali, selezionati in base alla sensibilità del direttore artistico Marc Reynaud senza discriminazioni di sotto-genere.

I brani, tutti originali salvo A Call For All Demons (Sun Ra) e Come Sunday (Duke Ellington), si snodano a volte intorno ad una cellula ritmica, spesso impostata dall’Hammond del bravo Sartori a partire da un ostinato di basso suonato sul manuale inferiore, eventualmente contrappuntato da accordi e cluster, con l’innesto di interventi percussivi ad opera del bravo Stefano Cupellini; come nel citato brano di Sun Ra, dove Colonna ha modo di sovrapporre un tema suadente, suonato con il clarone.  Altre volte è il clarone a prendere l’iniziativa, come ne La piccola venere,  dedicato alle donne soldato e frutto della esperienza africana del musicista, nel quale il tema, basato su riff, viene poi doppiato, nel secondo “A”, dai bassi dell’Hammond.

Ad una esposizione dei temi prevalentemente tonale e con una struttura più o meno definita fa da contraltare un impianto solistico basato su quello che definirei “free sostenibile”, ovvero una esplorazione dell’ignoto che ci permette di avventurarci al buio pur avendo in tasca la nostra torcia a pile, che ci dà la sicurezza e la tranquillità per goderci beatamente il brivido dell’inesplorato. Un approccio senz’altro interessante, che coniuga sperimentazione ed esigenze performative, in un riuscito mix che incolla l’ascoltatore alla sedia e che non manca di soddisfare anche i palati più difficili o gli avventori più scettici.

Bello e pieno il suono di Marco Colonna, che riesce ad essere sempre qui ed ora, quando leggero “in punta di ballad“, quando virtuoso (con utilizzo di slap, sovracuti e respirazione circolare), quando bop e quando blues (si veda Blues For Fil, dedicato al sassofonista Filippo Bucci).

Il concerto è finito, il disco è stato registrato e da subito iniziamo il conto alla rovescia fino alla sua uscita, che avverrà presumibilmente dopo l’estate.

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Intervista radio a Marco Colonna e Marc Reynaud

Una direzione possibile

The Colour Identity è il progetto presentato sabato sera al 28DiVino Jazz dal Mauro Sigura Quartet, quartetto jazz fatto da musicisti provenienti dal Jazz ma anche dalla World Music, dalla Classica, dal Punk. Mauro Sigura (oud), Gianfranco Fedele (piano, elettronica), Tancredi Emmi (contrabbasso), Alessandro Cau (batteria, elettronica) hanno dato vita ad un concerto denso, pieno di colori, pregno del cosiddetto sound “mediterraneo” ma non solo.

Quello che colpisce, in questo caleidoscopio di colori e suoni, è la naturalezza con la quale questi coesistono e danno modo all’ascoltatore di specchiarsi. Facile ritrovarsi e riconoscere almeno parte di un proprio percorso, sia per la varietà dei generi di provenienza dei musicisti, sia per l’atmosfera che via via viene a crearsi durante la performance, quando distesa e rilassata, quando nervosa e pressante, quando più marcatamente europea e quando più esotica. Un excursus attraverso la musica araba, già a partire dall’uso di uno strumento come l’oud, ma anche greca (si ascolti il brano The Secret Conflict Of Piraeus, basato sulla scala cosiddetta “piraeoticos”, vietata per legge fino agli anni Sessanta) e nord europea.

Tutti e quattro i musicisti dimostrano ampia maturità artistica, sensibilità e rilassatezza, e sono in perfetto equilibrio tra loro. Un vero ensemble, insomma, dove, per dirla alla Totò, è la somma che fa il totale. Siamo davanti a ottime individualità che insieme danno un altrettanto ottimo risultato.

Un percorso, quello di Mauro Sigura e del suo quartetto, che li ha portati ad esibirsi fino a Tunisi davanti ad una numerosa e calorosa platea, segno tangibile di quanto questi musicisti siano entrati in empatia con quella cultura musicale, ed una contaminazione interessante, eufonica, che ci sentiamo di incoraggiare come una direzione possibile per la musica di là da venire. Da ascoltare se vi capitano a tiro.

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Intervista radiofonica al Mauro Sigura 4et

Oud, da Wikipedia