Kenny Barron e Dave Holland al Roma Jazz Festival

Stasera non ho assistito ad un concerto, bensì a quello che potrebbe a ragione essere definito il manifesto del Jazz. Non una esibizione muscolare di tecnica strumentale, non la nascita dell’ennesimo sottogenere del Jazz, ma l’essenza di ciò che il Jazz è o dovrebbe essere: pulsazione e sentimento. Si presentano come due distinti signori, Kenny Barron e Dave Holland, ma non dobbiamo lasciarci ingannare.

Siamo al Roma Jazz Festival, nella sala Petrassi (stracolma di gente) dell’Auditorium Parco della Musica. In mente ho People Time, lo splendido disco dal vivo che Barron incise con Stan Getz. Aspettative alte, dunque, le mie.

È una ballad ad aprire la serata, con la classe e l’eleganza a farla da padrone, a partire dalla articolazione dell’ostinato di contrabbasso che punteggia il tema, esposto dal piano. Il pubblico applaude, ma è ancora tiepido. Ancora per poco però,  perché un attimo dopo già si decolla con Segment di Charlie Parker. Impossibile non battere il piede, lo swing di Barron è leggero ma insistente, discreto e travolgente al tempo stesso, in un crescendo di scale alterate, frammenti di pentatoniche e accordi tensivi che infiammano la platea. Applausi scroscianti alla fine del solo, ed è la volta del contrabbasso. Incredibile come Holland riesca, anche lui con classe e semplicità, a mantenere il clima elettrico creato da Barron, ed anche per lui applausi scroscianti a scena aperta. C’è spazio per degli scambi da otto, nei quali ognuno suona in solitudine, e poi il tema finale.

Presentano ogni brano, dando prova di grande rispetto del pubblico, e alternano momenti up a ballad struggenti, come Waltz For Wheeler, dedicata all’amico Kenny Wheeler, da poco scomparso o come Rain, ballad incisa quest’anno sul disco The Art of Conversation. Un ultimo brano dove Holland furoreggia quasi in modo rock, e In Walked Bud di Monk, come bis.

Esco dall’Auditorium, ed il mondo mi appare più leggero ora, come se le nuvole fossero d’ovatta e la polvere sotto le mie scarpe d’argento. Thank you Kenny, thank you Dave.

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CD The Art of Conversation (Spotify)

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