- Eleonora, sei arrivata al quinto album. Come descrivi la crescita del tuo percorso compositivo nei tuoi vari dischi?
Penso che la crescita del percorso compositivo sia andata di pari passo con la mia crescita personale, dato che nella musica esprimo me stessa e ciò che vivo. Nei primi dischi ho mosso i primi passi come racconta-storie, come musicista di jazz che ha in qualche modo veicolato tutte le informazioni musicali acquisite nel tempo dentro le proprie composizioni, così da riuscire a personalizzare e a rendere unica la nuova musica che nasceva, iniziando a mescolare e sperimentare tanto da creare un proprio linguaggio. Dopo i due primi dischi come cantautrice arrivano poi due dischi come interprete, quelli insieme a Enzo Pietropaoli che sicuramente hanno contribuito a farmi entrare più in contatto con la purezza delle canzoni, con la fragilità e la forza di un nucleo musicale completo, che tra l’altro cerco sempre di mantenere quando scrivo nuovi brani. Mi piace percorrere con l’ascolto il cammino strumentale che sento di aver fatto tra i dischi, perché appunto ci rivedo tutte le varie tappe situazioni vissute che mi hanno permesso di arrivare fin qui.
- “Surya” ha un carattere molto intimo e cantautorale. Quale periodo della tua vita ci racconta?
In “Surya” sono racchiusi pensieri, considerazioni e storie dei miei ultimi 4 anni, periodo in cui ho deciso di ritornare in Italia, dopo 9 anni all’estero tra Stati Uniti ed Ecuador. Un disco in cui prendo più profondamente consapevolezza di come voler affrontare la vita e le sue vicende, del capire l’importanza ed il vantaggio di riuscire a cambiare il proprio punto di vista in modo da creare nuove opportunità per imparare e capire cosa sia davvero importante e nutriente nella vita.
- Sono le storie che ispirano la musica, o i testi nascono ispirati dalle note?
Nascendo come musicista, sono quasi sempre le note ad ispirare la nascita delle parole, tranne magari alcuni momenti in cui sento la necessità di esprimere un pensiero in particolare, oppure uno stato d’animo.
- C’è un artista che ammiri, che ha influenzato il tuo processo di scrittura?
Ho ascoltato molta musica brasiliana, italiana, jazz e world, ciò che mi emozionava ascoltare mi rimaneva dentro e, senza nominare artisti in particolare, sento che sono state quelle atmosfere ad ispirarmi a scrivere canzoni che potessero rievocarle.
- Qual è il percorso che ti ha fatto scegliere i compagni di viaggio di questo disco?
L’elemento principale che mi ha permesso di “scegliere” ed avere a bordo questi fantastici musicisti è stato sicuramente quello della loro incredibile musicalità, professionalità, e rispetto verso le composizioni; hanno sempre lavorato in modo da far risaltare al meglio le canzoni nella loro natura, arricchendole inoltre con un suono bellissimo. Sin dalla prima prova in trio ho sentito che il mix era quello perfetto, perché quando l’energia è quella giusta parla da sé, lo si sente e basta, così è stato per “Surya”.
- La cultura latinoamericana è molto forte nella tua musica: raccontaci in che modo sei entrata in contatto con i vari stili del Sud America.
Iniziando tanti anni fa con il jazz e la musica brasiliana, ho avuto modo di entrare in contatto per la prima volta con i brani di Antonio Carlos Jobim, mi rendevo conto che creavano in me gioia e sentivo di appartenere a quelle sonorità a quelle melodie. Poi, durante i primi anni al Berklee College of Music, ho frequentato molti laboratori di musica Latino Americana, in particolare di musica Peruviana grazie ad un grande insegnante, Oscar Stagnaro. Ho sentito subito una vena ritmica e “drammatica” che riusciva a catturarmi più degli altri generi musicali, tanto da arrivare a “sceglierlo” come mio repertorio durante i concerti a Boston e New York.
- Stai coltivando parallelamente a “Surya” anche altri progetti musicali futuri?
Parallelamente a “Surya” c’è sempre il progetto in duo “DOS” con Enzo Pietropaoli che continuiamo a portare in giro in Italia; vi sono poi le collaborazioni con molti musicisti che stimo molto qui a Roma, come Eddy Palermo, Natalio Mangalavite, Giulia Salsone con la quale ho un duo di musica brasiliana, “ENTRE CUERDAS”.
il Jazz ascoltato nei club romani