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La coscienza di Francesco

Sto ascoltando Zeno, secondo lavoro a nome di Francesco De Palma, il quale firma la composizione e l’arrangiamento di tutti e nove i brani. Francesco De Palma (contrabbasso e basso elettrico), Pierpaolo Principato (piano, synth) e Dario Panza (batteria) i musicisti.

La percezione è quella di una gioventù che si fa adulta: all’inquietudine dei tempi dispari, presente in molti brani e che si manifesta fin dalla title track Zeno, a tratti si affiancano atmosfere cantabili, come in 15 Under, ben sorrette da un lavoro di squadra che beneficia dell’affiatamento del trio, già protagonista di diversi live nei club romani.

La vena malinconica emerge anche grazie al grande uso di pedali eseguiti dal basso di De Palma (Adriana), che ben sorreggono le trame armoniche e melodiche ordite dalle sapienti mani di Pierpaolo Principato, pianista di esperienza che ben si complementa con la verve fresca di Panza.

In Ballad for a Snowdrop, ad una intro quasi dance fa seguito un cambio repentino, costruito su un ostinato di basso fatto di stacchi e controtempi, quasi a ribadire l’intento dance ma con piglio stavolta più rock. Il tutto vira poi verso un momento romantico, completando la gamma delle emozioni indotte nell’ascoltatore e riunendo di fatto in un solo brano tutte le cifre di questo lavoro.

Non mancano riferimenti autobiografici (77, anno di nascita di De Palma, e 15 Under, dedicato alla sala prove che sta al piano di sotto, alla fine di 15 scalini), oltre ovviamente a quelli relativi al romanzo La coscienza di Zeno di Italo Svevo, come L’ultima sigaretta e Song for Carla.

La comunicazione artistica di Francesco va poi anche oltre la musica e si avvale di un game/artwork: il gioco consiste nell’associare ad ogni immagine del booklet un brano del disco.

Un lavoro che potremmo definire di formazione, ma che ha in sé il seme della maturità che si intravede all’orizzonte. La tradizione rimane sullo sfondo, mentre emergono di più atmosfere di impronta moderna come il drum & bass ed un certo rock progressive, il tutto molto sapientemente mescolato e rielaborato con gusto, risultando ottimamente godibile anche da parte di un jazzofilo accanito come me. Un’ottima prova per un musicista di cui sentiremo parlare sempre più spesso.

Artista: Francesco De Palma Trio   Anno: 2014

Titolo: Zeno

Tracce: zeno / 15 under / adriana / ballad for a snowdrop / 77 / and the loser is / song for carla / l’ultima sigaretta / sweet china gone bad

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Tempi moderni

Sono andato a dormire felice, ieri sera. Felice di aver ascoltato un bel trio, capitanato da un giovane leader, Francesco De Palma (contrabbasso e basso elettrico); con Pierpaolo Principato (pianoforte) e Dario Panza (batteria). All’Alexanderplatz, in un giorno infrasettimanale eppur con un discreto pubblico, ho avuto modo di assaporare i brani originali scritti da De Palma, brani che prediligono tempi dispari, poliritmie, ritmi funky e rock, scelte che di sicuro originano dal background musicale del contrabbassista e che si sono ottimamente coniugate con il linguaggio jazzistico, dando vita ad un concerto gustoso ed interessante.

Già nel brano di apertura, Fifteen Under, si percepisce il mood della serata. Il Rock è il substrato musicale che si intuisce, il Jazz la forma di questo dialogo tra esecutori ed ascoltatori. Si passa per brani “dispari” come il 7/4 di Seven Seven, per ballad dal sotteso sapore Latin (Minore di tre), o per un brano come Too Toom nel quale, dopo una breve introduzione durante la quale Di Palma usa l’archetto, si parte con un tema strutturato in volute ipnotiche di note fino ad aprire la sezione dei soli su un ritmo funky. Alcune atmosfere rimandano ad operazioni tipiche di Brad Mehldau, come l’arrangiamento, ad opera del bravo Pierpaolo Principato, di On Green Dolphin Street su un tempo di 7/4. Tutto dosato con gusto e misura, senza eccedere e senza mancare di dare la giusta vibrazione d’animo a chi, come me, con giusta disposizione d’animo si predispone.

Il secondo set inizia con And The Looser Is…, che dopo un inizio “ballad” avvia una serrato scambio di poliritmie incastrate tra cluster di pianoforte, note in controtempo del basso elettrico, contrappunti della batteria. Si susseguono altri brani originali, eccezion fatta per una versione di Nardis, sempre riarmonizzata da Principato, e per London Blues, di Brad Mehldau.

Curioso il finale di concerto: dopo aver eseguito l’annunciato l’ultimo brano, il 5/4 di Sweet China Gone Bad, che gioca su pochi accordi ad effetto suggestivo, a sorpresa viene eseguito un ulteriore brano, Spider. Come una ghost track che spunta improvvisa alla fine di un CD, questo brano vira marcatamente ad un Rock più spinto, dando un’ultima sferzata di energia.

Bravi, tutti, i musicisti: Principato dimostra per l’ennesima volta di essere un pianista sensibile e raffinato; musicista di esperienza, didatta e session man di prestigio non disdegna, all’occorrenza, di spingere sull’acceleratore del blues, del funk, del rock. De Palma è perfetto, inappuntabile dietro il suo contrabbasso, che fa suonare e risuonare al servizio dei brani da lui stesso firmati, brani che, come ho detto, risultano gradevoli e interessanti.  Interessante infine anche l’approccio al drumming di Dario Panza, un musicista che seguirò con piacere, da ora in avanti.

Francesco De Palma ha annunciato che di questi brani verrà presto fatto un disco. Lo sto già aspettando.

Di Palma