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Franco D’Andrea al Roma Jazz Festival

Lunedi 24 novembre ho avuto l’occasione di assistere al concerto di Franco D’Andrea (piano), insieme a Daniele D’Agaro (clarinetto) e Mauro Ottolini (trombone).

Atmosfera raccolta nel teatro studio “Gianni Borgna” dell’Auditorium, ed un ensemble particolare che, come è scritto nelle note del concerto, è una sorta di banda musicale concentrata, con il clarinetto in rappresentanza delle ance ed il trombone in rappresentanza degli ottoni.

L’inizio è per il clarinetto di D’Agaro, da solo, che col suo timbro scalda subito i cuori e ci introduce in un viaggio affascinante, il Jazz classico, l’epoca d’oro degli anni 30, 40 e 50. Un misto di standard (uno su tutti I Got Rhythm, di George Gershwin, la cui progressione armonica, detta rhythm changes o anatole, è stata utilizzata in moltissimi altri brani) e di original (citiamo Naima, il celebre e meraviglioso brano di John Coltrane), eseguiti quasi senza soluzione di continuità.

Interessante il mix di classico e contemporaneo: ad introduzioni più vicine alla musica contemporanea si alternano infatti passaggi di Jazz tradizionale (o dovremmo dire tonale), così come repentini scorci della musica contemporanea si affacciano nel bel mezzo di un assolo. Colpisce la sempre rinnovata inventiva e voglia di sperimentare di D’Andrea, a partire dall’idea stessa di questo progetto, così come affascina il playing dei due comprimari D’Agaro e Ottolini.

Una serata che scorre via liscia e setosa, con un unico appunto: una presentazione dei brani eseguiti, un parola di più sulla musica e sui musicisti che erano sul palco, avrebbe contribuito a rendere più interessante e gradevole il tutto. Per il resto, standing ovation.

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Effetto note

Avete presente un brano di George Gershwin? Probabilmente così su due piedi non riuscite a pensare nemmeno un titolo. Al massimo direte: Summertime. Eppure, se pescate dal songbook di questo grande compositore americano, molti saranno i brani che vi sorprenderete a riconoscere e ad amare. Roba vecchia? Perché, Mozart o Beethoven sono roba vecchia? Proprio come Mozart o Beethoven non smettono di essere attuali, così Gershwin continua a meravigliarci con la sua estatica semplicità, a versare nel nostro bicchiere un cocktail di note dal gusto classico e inconfondibile, fresco e godibile.

Niente di meglio, per gustare questo cocktail, che ascoltare il duo Lucarelli/Gioia come mi è capitato di fare ieri sera al 28DiVino Jazz. E mentre le cadenze accarezzano i miei padiglioni auricolari, riscopro la bellezza della nona bemolle o il fascino di un anatole. Ascoltando But Not For Me penso che Vincenzo Lucarelli è il complemento pianistico perfetto al flicorno di Giambattista Gioia. E viceversa. E su un pedale che fa da impalcatura ad una swingante versione di I Got Rhythm, rimango stupefatto da come i due si mettano al servizio del brano senza sovrastarlo. Incredibile: dopo una estenuante giornata di lavoro mi ritrovo sulle panchette imbottite del 28 a struggermi sulle note di Embraceable You senza rimpiangere di non essere andato a letto presto. Colpa di George Gershwin, Vincenzo Lucarelli, Giambattista Gioia e dell’effetto magico di queste note immortali.

Lucarelli-Gioia Duo
Lucarelli-Gioia Duo