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My Favourite Strings vol. 1

cover albumLa scelta di far uscire solo in versione digitale My Favourite Strings vol. 1, il nuovo disco di Dario Deidda prodotto dalla Groove Master Edition di Gegè Telesforo,  sarà pure dettata da una strategia commerciale ma appare come una precisa dichiarazione di intenti: essere qui, nel presente della musica. Una scelta di brani particolare, con pezzi degli anni Venti del secolo scorso che convivono benissimo insieme a composizioni di John Coltrane e Lyle Mays, ma anche di Sting e Marcus Miller. Deidda è un magister del suo strumento, che suona con precisione metronomica conferendo una sorta di machine feel alla propria esecuzione, ed è con questo bagaglio che affronta i vari brani. A partire da Bye Bye Blues, brano del 1925, suonato in stile manouche (quando a quell’epoca Django Reinhardt aveva solo 15 anni). Passando per Puttin’ On The Ritz (1927), dove sul tempo scandito dal basso elettrico si innestano le improvvisazioni del contrabbasso prima e del piano poi. Da sottolineare che tutti gli strumenti sono suonati in sovraincisioni successive dallo stesso Deidda, e qui il pensiero va a Conversations With Myself di Bill Evans con la differenza che, mentre Evans registra tre volte il suo stesso strumento, Deidda oltre al basso elettrico, al basso acustico ed al contrabbasso incide anche il piano, coadiuvato da Telesforo per le percussioni e la voce. My Favourite Strings, la title track, è un condensato di Deiddologia: l’approccio matematico, con il tempo dispari in cinque quarti; l’approccio lirico, con un cantabilissimo tema; l’approccio solistico, con un assolo di basso elettrico anche esso cantabile e ritmicamente smuovente. Brano trascinante, magicamente fluente, che potrebbe diventare un nuovo classico nel futuro.

Come detto ci sono poi Coltrane, Mays, Sting, e una meravigliosa versione di Freedom Jazz Dance, brano tratto dall’omonimo album dell’Ethnic Heritage Ensemble. Il disco chiude con Run For Cover, strutturata su un groove incentrato sulle improvvisazioni vocali di Telesforo e che traghetta l’ascoltatore verso il funky più raffinato, pieno di contrappunti e scarti, con la sensazione meravigliosa di non sapere mai esattamente dove stia il beat, a dimostrare che Heisenberg aveva ragione con quel suo principio di indeterminazione.

Uscito il 14 ottobre 2017, il disco è da diversi giorni al primo posto della classifica  dei più venduti.

DARIO DEIDDA _“MY FAVOURITE STRINGS vol.1”

  1. Bye Bye Blues (Hamm-Bennett-Lown-Gray)
  2. Air Mail Special  (B.Goodman-J.R.Mundy-C.Christian)
  3. Puttin On The Ritz (I.Berlin)
  4. Moment’s Notice (J.Coltrane)
  5. Daddy’s Riff  (E.Telesforo-B.Sidran)
  6. My Favourite Strings (D.Deidda)
  7. Chorino (L.Mays)
  8. Until (Sting)
  9. Freedom Jazz Dance (E.Harris)
  10. Run For Cover (Marcus Miller) (bonus track)

 

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Standard is Ideal

Ma insomma, gli standard hanno ancora qualcosa da dire? A questa domanda potrebbero scatenarsi dibattiti infiniti, ma in fondo potremmo anche cavarcela dicendo che, se il mondo è vario, il Jazz lo è ancora di più e dunque lasciamo che ognuno lo declini come meglio crede.

Ma ieri sera, al 28DiVino Jazz, non c’è stato tempo per le domande. Rory Hoffman, chitarrista e polistrumentista di Nashville, era accompagnato da Mario Rosini (tastiere) e da Gianni Insalata (batteria). La serata era la prima di un tour italiano organizzato da Groove Master Edition, che ieri era presente con Roberto Ramberti.

Cieco dalla nascita, Rory ha sviluppato una personalissima tecnica sulla chitarra, che tiene sulle ginocchia picchiettando sulla tastiera con la mano destra. Il suo swing è trascinante, dirompente, luminoso, e non può non dare nuovo lustro a brani come Easy Living (Ralph Reinger), Too Marvelous For Words (Richard Whiting) o There Will Never Be Another You (Harry Warren). Non solo. Rory passa con disinvoltura dalla chitarra al sax soprano curvo all’armonica al canto. E non è tutto.

Parliamo di Mario Rosini e Gianni Insalata. Mediterranei, sottolineo, e non solo per la provenienza geografica dei due (entrambi pugliesi), ma anche e soprattutto per il contributo di allegria e di festa musicalmente intesa che sono riusciti a dare all’intera performance. Una festa che ricorda la migliore tradizione popolare ma perfettamente coesa allo spirito del Jazz e del Blues, in un amalgama così perfetto che difficilmente si può credere che i tre non suonino insieme da molto tempo.

Grande divertimento, in sala e sul palco, con Hoffman che ha avuto modo di dire, col più grande dei sorrisi, “I’m having fun!” e che non ha mancato di apprezzare, con espressioni di puro divertimento, le uscite pirotecniche di Insalata o le scale alterate di Rosini, speso suonate a velocità da brivido e che hanno infiammato una calorosa platea.

Bello, divertente, entusiasmante, dunque… gli standard, hanno ancora qualcosa da dire? Il tour prosegue verso Lucera, Avellino e Bari. Yeah!