Ogni volta che assisto ad un concerto fatto da giovani, immancabilmente la sala è strapiena. Buon segno. I giovani in questione sono Francesco Pierotti (contrabbasso), Enrico Zanisi (piano), Fabio D’Isanto (batteria). Presentano il loro disco “A!”, composto di brani originali a firma di Pierotti, ma anche di Zanisi e D’Isanto.
La prima cosa che mi viene in mente, fin dall’attacco, sono certe atmosfere alla Lyle Mays. Zanisi esegue degli accordi su figure medie o lunghe, ai quali si affianca poi la batteria con un tempo slow rock. Su tutto si innesta poi il contrabbasso, che incanta per la sua apparente “non urgenza”, il suo rimanere quasi in disparte, comunque dicendo la sua. Tutti e tre suonano con una impronta cameristica, non sovrastandosi gli uni con gli altri ma rimanendo ensemble. Anche quando l’energia sale, come nei repentini ed energici raddoppi di Zanisi o negli interplay più aggressivi, tutto rimane filtrato da una grande sensibilità, sensibilità apprezzabile in ogni musicista e tanto più in musicisti così giovani.
Ma l’evocazione musicale di questo trio non si ferma alle citate atmosfere maysiane. Proseguendo l’ascolto, nella affollata grotta del 28DiVino Jazz dove il progetto è nato circa un anno fa, percepisco Haydn, Sibelius. In particolare nei finali, nei quali spesso il pianoforte rimane da solo ed esegue delle cadenze classiche, con tanto di movimento delle parti e contrappunto. Impossibile, poi, non pensare a Brad Mehldau ed al suo trio; e non solo per l’atmosfera da “terza corrente”, ma anche per la scelta di titoli come Dreaming About Torino o Livorno, che rimandano esplicitamente all’album Places.
Tutto il concerto è al servizio della poetica di Pierotti, il quale circoscrive molto bene l’ambito nel quale ha scelto di esprimersi: tempi semplici (a parte il difficilissimo e riuscitissimo 13/8 di Bipolarity), temi lirici suonati per lo più nel registro medio del contrabbasso, cura dell’approccio compositivo, efficacia mai sopra le righe dell’approccio esecutivo.
Indiscusso l’apporto di Enrico Zanisi, vincitore tra l’altro del premio Top Jazz 2012 come “miglior nuovo talento”, e prezioso il contributo di Fabio D’Isanto, con il suo punteggiare il tempo con maestria e creatività.
Sentirò parlare a lungo di questi musicisti. Una convinzione ed un augurio. E quando li vedrò su qualche importante palco italiano o internazionale potrò dire: “L’avevo scritto, io!”
