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Quando il Jazz non se la tira

Basta, non ne posso più di jazzisti più o meno bravi, grandi sperimentatori ma per niente innovativi, che si danno arie da guru della musica! Non ne posso più di vedere sedicenti artisti, che in quanto tali dovrebbero essere persone sensibili, mostrare una totale insensibilità alla vita ed alla varia umanità che si affaccia, con facce tante e diverse, con storie uniche, ai loro concerti. Ogni vita meriterebbe un romanzo, ed ogni persona di quelle presenti ieri sera al 28DiVino Jazz era di sicuro una persona speciale.

Speciale, perché speciale è a mio avviso il Gianluca Figliola 5et. Presentano il loro disco, It’s Strictly Forbidden (dedicato a Tony Formichella, che è anche ospite nella title track) e la grotta del 28 è piena. Anche stasera, Luna è costretta a volare sopra le teste del pubblico per portare loro da bere.

Gianluca Figliola (chitarra), Fabrizio Cassarà (sax tenore), Raphael Heudron (pianoforte), Paolo Scozzi (contrabbasso) e Paolo Mignosi (batteria) sono un gruppo, un gruppo vero. Si presentano come un corpus unicum, e questo si avverte già dalla presentazione dei pezzi, quasi tutti originali, dei quali Figliola dice “abbiamo scritto”, “abbiamo inciso”. Noi come cifra, come intenzione, in una Italia dove, sia a livello politico che sociale che culturale che condominiale, si tende invariabilmente a frammentarsi ed a sciogliersi in mille rivoli.

Figliola è solare, pronto alla battuta. Scherza con il pubblico e con i suoi sodali, i quali tengono botta e contrappuntano le sue gag con prontezza e affabilità. Si schermisce quando presenta uno dei pochi pezzi non originali, Blue in Green, dicendo che “la faranno in maniera più modesta”, con ovvio riferimento al disco Kind Of Blue, di Miles Davis. Ma non c’è niente di modesto nella bellissima esecuzione che segue, esecuzione che vede lo struggente tema esposto da sassofono e contrabbasso con il supporto della chitarra, per poi disvelare uno splendido solo di piano, ben complementato da contrabbasso e batteria.

Atmosfere bop, fraseggi vertiginosi, grande drive. I brani si susseguono e, mano mano, vengono fuori capacità e musicalità di tutti, dal leader Gianluca Figliola che improvvisa con frequenti raddoppi, al bravo Fabrizio Cassarà, solista ben equipaggiato e autore della bella Giù, 32 misure che incantano per la nitidezza del tema, fatto di intervalli di sesta e settima minore, che danno un notevole respiro e senso di apertura, al convincente Raphael Heudron, che offre un pianismo personale, a tratti jazz e a tratti più cameristico ma sempre swing, sempre giusto. Non mancano di dare il loro contributo il contrabbassista Paolo Scozzi, colonna portante dei pulsanti battiti della band, e Paolo Mignosi, sempre attento e puntuale.

Sono felice. Stasera ho avuto la prova che ci sono artisti “umani”. Artisti che è un piacere ascoltare ma con i quali è anche un piacere parlare. Dunque non manca niente al Gianluca Figliola 5et: jazz, divertimento, umanità, vitalità. Uno di quei casi in cui ha davvero senso dire: “dal vivo”!

Gianluca Figliola 5et
Gianluca Figliola 5et

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