Siamo al bar del 28DiVino, il Jazz Club di via Mirandola 21 a Roma. Qui con me c’è Marc Reynaud, il direttore artistico del Club. Stasera voglio cercare di capire come ha fatto questo locale a diventare, in così poco tempo, un importante punto di riferimento per il Jazz a Roma e in Italia.
[Jazz@Roma] Marc, cominciamo dalla notizia di questi giorni: il 28DiVino è risultato il primo Jazz Club d’Italia nei Jazzit Awards 2012. Che ne dici di questo primo premio?
[Marc Reynaud] Non è un primo premio, non si tratta di una gara o un concorso. È una votazione popolare. Ed è proprio questo il bello, che musicisti, avventori, esperti del settore, amici, abbiano espresso il loro apprezzamento per il 28 con più di 1000 voti assolutamente spontanei e disinteressati. Una bellissima soddisfazione, che ci gratifica per un lavoro che va avanti da più di tre anni e che svolgiamo con cuore e passione. Il 28DiVino, e tu che lo conosci penso lo puoi confermare, non è solo il Jazz o solo la programmazione, ma è una filosofia: è il far suonare musicisti con voglia di esprimersi, che compongono musica, che studiano ore ed ore ogni giorno; ma è anche l’ambiente accogliente, il modo in cui trattiamo le persone, l’eterogeneità del nostro pubblico. Ecco, credo che la preferenza accordataci nei Jazzit Awards possa in fondo essere dovuta a questo mix di cose, che ti fa sentire come a casa. Se ci pensi, è a casa nostra che tendiamo a circondarci delle cose migliori.
[J@R] Una delle obiezioni che sento fare, quando chiedo alla gente perché non ascolta musica dal vivo, è che costa tanto. Quanto si spende al 28DiVino?
[MR] I nostri sono prezzi che potremmo definire “popolari”, pur non essendo noi un centro sociale! Al piano di sotto, nella grotta, siamo associazione culturale, e con 5 euro i soci possono assistere ad un concerto senza obbligo di consumazione. Penso sia chiaro che non lo facciamo per profitto, ed è anche questo che la gente apprezza. I prezzi sono comunque indicati nel nostro sito, http://www.28divino.com.
[J@R] E riuscite ad andare avanti mantenendo i prezzi così bassi?
[MR] In effetti non ci guadagnamo niente, anzi, più spesso ci rimettiamo qualcosa, ma la filosofia resta e resterà sempre la stessa: dare a tutti la possibilità di assistere ad un buon concerto Jazz e di usufruire di una accoglienza come la nostra.
[J@R] Che generi di Jazz passano al 28DiVino?
[MR] Tutti! Un altro dei nostri punti di orgoglio è che da noi il Jazz si declina nello swing, nel pop, nel rock, nell’elettronica… Sento sempre dire che il Jazz è una musica di nicchia. Forse il motivo va ricercato nel fatto che un ragazzo, che voglia avvicinarsi al genere, ha oggettive difficoltà a partire da Charlie Parker. Per esempio, mio figlio si è interessato al Jazz solo dopo che gli ho fatto ascoltare Francesco Diodati (il cui disco Need Something Strong si è classificato 4° nei Jazzit Award 2012, ndr) e altre cose contaminate con il rock. Ed ora, pian piano, sta risalendo la storia. Ed è anche passando per le contaminazioni che spesso, persone che non conoscevano il Jazz, escono da qui con il sorriso. E poi ritornano. Per me, quella è una vittoria.
[J@R] E se invece la musica non gli piace?
[MR] Il vantaggio di questo posto è che, se non ti piace, ti alzi e vieni di sopra, dove puoi continuare a sentire la musica in sottofondo ma puoi contemporaneamente mangiare, bere, parlare…
[J@R] La scorsa estate hai organizzato il festival “Appio Claudio in Jazz”. Che esperienza è stata?
[MR] Hai presente Don Chisciotte? (ride) Il festival è alla terza edizione ed è una idea di Andrea Fusco, proprietario del ristorante Giuda Ballerino. Il Comune ha inserito l’evento tra quelli dell’Estate Romana ma senza dare una lira, ragion per cui è stato interamente finanziato da Andrea. Questo Festival è particolarmente bello perché si tiene in piazza. Ho visto tanta gente, non solo seduta ai tavoli del ristorante ma anche sulle panchine, a passeggio, affacciata ai balconi… Un bel riscontro, ancor di più visto l’alto livello qualitativo proposto. A modo nostro abbiamo sopperito alle carenze di un panorama estivo 2012 nel quale non si è fatta nemmeno la tradizionale rassegna Villa Celimontana Jazz. Unico neo, tanto per cambiare, la burocrazia: dopo che ci siamo dati da fare per contattare oltre 50 artisti, organizzare il calendario, fare la valutazione di impatto acustico, dopo aver presentato le planimetrie per l’occupazione di suolo pubblico e tutto il resto, un dirigente del X Municipio ha impiegato un mese intero per mettere una firma! L’inizio del Festival è dovuto slittare, a rischio di far saltare tutto. Penso che questo sia definibile con una sola parola: scandaloso. Io non so nemmeno come si chiama il signore che ha tardato così tanto a mettere questa firma, ma lo invito, se legge questa intervista e si riconoscere, a pensare che così fa del male non tanto a me quanto a tutta la collettività! Però, alla fine, è stata una bellissima manifestazione, un grande successo.
[J@R] Lo rifarete?
[MR] Assolutamente sì e, visto che ha funzionato e bene, speriamo che il Comune di Roma e magari qualche sponsor decidano di finanziare la manifestazione.
[J@R] Tornado al 28DiVino, cosa bisogna fare per conoscere la programmazione?
[MR] Dunque, si deve guardare il cielo e in base a dove si trova l’Orsa Maggiore… (ride) No, basta andare sul sito http://www.28divino.com e vedere direttamente la pagina degli eventi! Oppure registrarsi, sempre sul sito, per ricevere via email gli aggiornamenti settimanali. Sul sito c’è tutto: chi suona, cosa si mangia, quanto costa, tutto. C’è anche una pagina Facebook, nonché vari siti di comunicazione che segnalano sempre i nostri eventi e che ringrazio.
[J@R] Parlando di Marc, l’uomo Marc Reynaud… Chi è Taggy Jazzy? (rido)
[MR] È il nostro robot, che sta sul palco, spia le note che i musicisti suonano, e ogni tanto dice la sua! (ride) Il fatto è che il mio lavoro è fabbricare robot nell’ambito dello spettacolo, del cinema e della televisione, e Taggy è una delle mie tante creature. Ma questa è un’altra storia della mia vita, insieme alla vela.
[J@R] Tre parole per descrivere il 28DiVino.
[MR] Rosso, Amore, Jazz. Amici. Ci tengo a dirlo, ma ho iniziato facendo la programmazione del Bebop, qui a Roma. E devo ringraziare Massimo Di Stefano, il precedente direttore artistico del Bebop, che mi ha insegnato il mestiere, introducendomi nel mondo del Jazz romano. Poi devo ringraziare i tanti musicisti i quali, quando abbiamo aperto il 28, sono venuti qui ed hanno accettato di suonare anche per cachet ridotti. I primi tempi del 28 sono stati particolarmente duri, e a volte sono dovuto andare al bancomat per poter pagare gli artisti anche a fronte di magri incassi. Ma la mia più grande soddisfazione è vederli oggi che portano avanti i loro progetti, che fanno dischi, che suonano alla Casa del Jazz. E anche se alcuni non li vedo più sono contento che abbiano potuto nascere e formarsi qui da noi. Un esempio per tutti, visto che è di attualità, Angelo Olivieri e Silvia Bolognesi che il 7 febbraio presentano qui il loro disco.
Ringrazio Marc non solo per questa piacevole chiacchierata ma anche, e ritengo di farlo a nome di tutti noi che amiamo il Jazz, per quanto si dà da fare per promuovere e diffondere questa Musica.
