In questo primo gennaio 2013 sono andato a riascoltare un bel disco del 2004. Si tratta di Nebuloso, a firma del quartetto ZAST (acronimo di Zito/Andreoni/Simoncini/Tullio), dodici tracce, sette delle quali a firma di Fabio Tullio, quattro di Mauro Andreoni ed una di Vito Giordano.
Niente di meglio per iniziare il nuovo anno, visto il clima meditativo che già il primo brano mi ispira, a partire dal titolo, appunto, Nebuloso. Il tempo lento invita a fare bilanci, mentre il tema cantabile, esposto nel registro medio dal contrabbasso di Piero Simoncini, mi mette nella condizione migliore per accettare quelli positivi ma anche quelli negativi. Mauro Andreoni punteggia con accordi legati da piccole frasi, mentre Gigi Zito rimane sospeso sui piatti della sua batteria. Su tutto si innesta il sassofono soprano di Fabio Tullio, leader di questa formazione. Il suo è un assolo lontano da virtuosismi e da presenzialismi; anche nei repentini e brevi raddoppi non c’è intenzione aggressiva. Tutti suonano con estrema rilassatezza e interplay, andando oltre il mood che si respira in molte produzioni ECM che potrebbero apparire come il riferimento di un brano come questo, e dando a mio avviso qualcosa in più. Quando arriva l’assolo di piano, tutto appare ancora più nitido e cristallino, come se quello che è stato suonato fino ad ora non potesse esistere senza questo assolo, e viceversa. Anche Andreoni sceglie di non aggredire, privilegiando la via comunicativa dell’empatia con il brano, al servizio del quale si mette, al pari degli altri.
Nebuloso è la traccia più lunga del disco, a rimarcare quanto la vena introspettiva di Tullio sia qui una cifra essenziale e dominante. E questa vena è tanto più evidente nella scelta del sassofono soprano, tra tutti i sassofoni quello con il registro più drammatico.
Ma con il secondo brano, ecco venir fuori la verve. Il settimo senso, un medium swing in cui ha modo di emergere tutta la jazzitudine di questi musicisti, che possono qui fraseggiare classicamente su una struttura armonica caratteristica. Bello e dinamico lo swingante solo di piano, con intriganti momenti di climax. Incalzante e interessante il successivo solo di sax.
La vena introspettivo-malinconica riappare poi con Buio pesto. Tutto il disco ne è costellato, ma questa vena non è mai autodistruttiva, e spesso si riscatta passando da un tema lento ad assoli eseguiti su un tempo sincopato, come in Un colpo in testa, o con brani come Il sorriso di Giada o la funkeggiante Solar Eclipse.
Insomma, credo di aver scelto bene il disco da ascoltare come primo disco dell’anno. A dimostrazione che spesso le cose belle sono quelle che andiamo a ripescare dal passato e che credevamo superate. Un disco bello, intenso, meditativo ma con una vena di sottesa allegria che in fondo è il modo in cui i saggi affrontano la vita.

Titolo: Nebuloso
Artista: ZAST (Zito/Andreoni/Simoncini/Tullio)
01. Nebuloso (Tullio)
02. Il settimo senso (Tullio)
03. Buio pesto (Tullio)
04. Un colpo in testa (Tullio)
05. Abrehet (Giordano)
06. Il sorriso di Giada (Tullio)
07. La porta ermetica (Andreoni)
08. Pioggia estiva (Andreoni)
09. Accordion No Accordion (Tullio)
10. Oratorio (Andreoni)
11. Cadenas de amor (Andreoni)
12. Solar Eclipse (Tullio)