Il 14 ottobre 2011 ho assistito, al Cotton Club, ad un meraviglioso concerto. Si tratta dell’Island Blue Quartet, con Francesco Cafiso (sax alto e giovanissimo leader della formazione), Dino Rubino (tromba e flicorno), Giovanni Mazzarino (piano) e Rosario Bonaccorso (contrabbasso).
I quattro presentavano il primo disco registrato da Cafiso per l’etichetta Verve, dal titolo Moody’n. Benché il titolo sia volutamente senza significato (la parola in inglese non esiste, anche se riecheggia il termine mood che significa atmosfera, stato d’animo), i brani contenuti nel disco rappresentano invece il segno primigenio del Jazz, essendo tratti dal repertorio di grandi jazzisti del passato, da Horace Silver a Charlie Parker, da Benny Golson a Miles Davis. E dove invece i brani sono originali, l’omaggio alla tradizione traspare comunque, nell’approccio dei temi, nell’arrangiamento, nelle improvvisazioni e in generale nella esecuzione.
In un gruppo particolare come questo quartetto, senza la batteria, quello che è subito risultato alle mie orecchie è stato il grande controllo dello strumento da parte di Francesco Cafiso, unito ad una ottima padronanza del linguaggio e del fraseggio. Un fraseggio aperto, moderno, quasi fisico, in cui il musicista sembra diventare un tutt’uno con il suo strumento e sembra che ogni pulsazione del proprio essere, di ogni arteria, di ogni capillare, sia funzionale esclusivamente al suono e alla musica. Di Cafiso va innanzitutto detto che, benché giovanissimo, è ormai considerato un veterano essendo sulla scena del Jazz internazionale da oltre un decennio, da quando Wynton Marsalis lo notò al Pescara Jazz Festival e se lo portò con sé nel suo tour europeo, nel 2003.
Lirico e poetico il fraseggio di Dino Rubino, il quale ha interpretato benissimo il suo ruolo, contribuendo con la sua tromba ad addolcire le sonorità più aspre e bop del sax.
Una nota particolare la devo alla sensibilità pianistica di Giovanni Mazzarino, il quale mai una volta ha dato l’idea di volersi mostrare, ma ha mostrato, e meravigliosamente, l’essenza stessa della musica, mettendosi sempre a servizio della musica e dell’ensemble.
Un trascinante Rosario Bonaccorso ha contribuito all’ottimo risultato con le sue pulsazioni, colorite a tratte dai vocalizzi, emessi da lui stesso a imitazione delle sue stesse linee.
Una serata bella, coinvolgente, trascinante e densa di significato jazzistico. Di quelle serate che ti lasciano nel cuore la gioia di essere un appassionato di Jazz.
