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New Talents Jazz Orchestra: intervista a Mario Corvini e Maurizio Miotti

Qual è il segreto per coinvolgere il pubblico?

Mario Corvini: Per coinvolgere il pubblico credo che ci vogliano innanzitutto forte convinzione e la giusta organizzazione per arrivare al meglio alla gente. Noi crediamo fortemente in quello che facciamo, cercando di proporre progetti che piacciano al grande pubblico e anche a noi. Forse è questa la semplice ragione di questo successo.

Maurizio Miotti: Difficile rispondere a questa domanda: sono convinto che l’entusiasmo e la passione con la quale lavoriamo siano contagiosi, e che il pubblico percepisca tutto ciò, lasciandosi coinvolgere e trasportare dalla musica e dalle immagini.

Siete stati sorpresi dal grande successo di questa rassegna?

Maurizio Miotti: Un po’ sì, anche se fin dai primi concerti erano chiare le potenzialità di questa rassegna.

Mario Corvini: Forse si, ma non più di tanto. Sapevamo che sarebbe piaciuto. Per coinvolgere più pubblico ci vogliono tempo e passaparola, e magari una tale affluenza ce la saremmo aspettati in un tempo maggiore.

Come viene organizzato il lavoro per ogni spettacolo, tra scelta delle immagini e scrittura degli arrangiamenti?

Mario Corvini: Il lavoro di organizzazione è abbastanza laborioso, soprattutto nella primissima fase, quella dell’elaborazione progettuale. Poi c’è la fase degli arrangiamenti che vengono mano a mano elaborati, laddove c’è necessità di scrivere appositamente, altrimenti attingiamo dal nostro grande archivio di musica.

Invece la parte relativa alle immagini, video e testi è la fase conclusiva, e se ne occupa egregiamente Maurizio.

Maurizio Miotti: C’è un grande lavoro di studio e ricerca nella scelta del tema centrale di ciascun concerto. Quindi la selezione del repertorio, attingendo agli arrangiamenti delle grandi orchestre jazz oppure scrivendo noi stessi degli arrangiamenti (di alcuni sono anche io autore).

La scelta delle immagine e dei video clip, poi, è guidata dalle suggestioni e dalle emozioni che la musica trasmette.

Pensate che anche l’anno prossimo ci possano essere nuovi appuntamenti?

Maurizio Miotti: Spero proprio di sì! In questi giorni è iniziata quella fase di studio e ricerca di cui ho accennato in precedenza e già si stanno delineando i nuovi temi che caratterizzeranno i concerti della terza edizione della rassegna.

Mario Corvini. Come dice il motto, non c’è due senza tre, ci auguriamo di realizzare la terza edizione, sarebbe fantastico, le idee non ci mancano, e poi gli argomenti offrono varie soluzioni.

Quali altri aspetti del rapporto tra cinema e musica vi piacerebbe raccontare?

Mario Covini: Sarebbe bello realizzare altri autori, o magari indagare il rapporto tra registi e musicisti, tipo Hitchcock e Bernard Herrmann, oppure Spielberg e John Williams.

Maurizio Miotti: La musica jazz è stata scelta per commentare film di generi differenti: sarebbe interessante approfondire il rapporto con la commedia brillante americana, per far cadere un po’ quella barriera che talvolta fa pensare al jazz come una musica per intellettuali.

Quali sono stati per voi finora i momenti più memorabili della rassegna?

Mario Corvini: Ci sono piaciuti tutti, forse però il Noir, e la Commedia all’italiana sono stati di spicco, devo dire in effetti che è difficile avere delle preferenze particolari.

Maurizio Miotti: In ogni concerto ci sono momenti particolari ed emozionanti: nell’ultimo concerto, dedicato ai cartoon, vedere così tanti ragazzi e bambini tra il pubblico, dando loro la possibilità (forse per la prima volta) di ascoltare un’orchestra jazz dal vivo, è stata una bella soddisfazione.

Ci sono altre iniziative alle quali sta già lavorando la New Talents Jazz Orchestra?

Mario Corvini: Stiamo organizzando una serie di concerti in Italia per la prossima stagione. Siamo orchestra residente all’Auditorium Parco della Musica, una collaborazione che porterà sicuramente ad una maggiore attività concertistica.

Questa orchestra ha un grandissimo potenziale e presto verrà messo in atto ma ci vuole tempo perché è sempre difficile fare suonare in maniera costante gli organici numerosi- Finora abbiamo comunque avuto un’ottima tendenza, ci troviamo costantemente nella fase organizzativa di qualcosa di nuovo.

NTJO

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Swinging @ Casa del Jazz

Count Basie, Duke Ellington. Le grandi orchestre rivivono grazie alla New Talents Jazz Orchestra diretta da Mario Corvini. Diciassette giovani musicisti, quattro trombe quattro tromboni cinque sax chitarra piano contrabbasso e batteria, danno vita ogni domenica a mezzogiorno, alla Casa del Jazz, ad un emozionante concerto che ripercorre le tappe della swing era proponendo brani di Thad Jones, Buddy Rich, Count Basie ed altri.

L’esecuzione dei brani è piacevolmente inframezzata dai richiami storici di Corvini, che racconta con dovizia di particolari di come si sia passati dalle piccole formazioni degli anni Venti, dove il ruolo del contrabbasso era svolto dal basso tuba, alle big band degli anni Trenta; di come Duke Ellington abbia avuto l’intuizione di riproporre le sonorità tribali, patrimonio culturale degli afro-americani, su una struttura armonica complessa mutuata dalla musica colta dell’epoca e da compositori quali Stravinskij e Shostakovich, inventando lo stile jungle che prese piede nelle ballroom (il Jazz, ci ricorda Corvini, nasce come musica da ballo). Divertente il siparietto che si è creato quando Corvini ha spiegato il suono creato dal plunger, una sordina che somiglia ad uno sturalavandino.

Ma parliamo di questi giovani e promettenti ragazzi, tutti tra i 19 ed i 26 anni, che hanno swingato con grande classe ed offerto al numeroso pubblico presente un prezioso saggio del suono delle big band. Compatti e ben affiatati, hanno aperto con Dedication di Thad Jones. Nell’introduzione, fedele all’originale, sul pedale eseguito dalla sezione ritmica si è innestato il trombone di Corvini. Sempre fedelmente all’originale, l’atmosfera cupa, su tempo lento, ha poi lasciato il posto ad uno swing a tempo raddoppiato. L’assolo, lunghissimo, è stato del saxtenorista Danilo Raponi, che ha mostrato di muoversi con scioltezza sul terreno del blues, prendendo a volte dei riff o dei growl anche e soprattutto quando interveniva il background dei fiati a supportarlo. Infine, uno special della sezione trombe ci ha riportati all’atmosfera iniziale, per poi chiudere.

Di più e più brevi gli assoli su Big Swing Face di Buddy Rich, eseguiti da Luca Berardi (chitarra), Marco Silvi (piano) e Diego Bettazzi (sax alto). Interessante il confronto, reso possibile dalla esecuzione di entrambi gli arrangiamenti, dei brani Concerto for Cootie, dedicato da Duke Ellington a Cootie Williams, e di Do Nothing Till You Hear From Me, in pratica lo stesso brano ma nella versione di Sammy Nestico.

Una bella mattinata, ottima per rinfrancare lo spirito con qualcosa di bello ed istruttivo, magari una occasione per far conoscere ai propri figli la bellezza del suono di strumenti veri, che hanno innalzato gioiose architetture sonore e accarezzato le orecchie degli spettatori.

Ed un plauso a Mario Corvini, che ha senz’altro il merito di dare spazio ed attenzione a dei giovani musicisti i quali, diversamente, non avrebbero visibilità e nemmeno occasioni per crescere e per farsi notare. Hai visto mai che i giovani, dopo aver riempito il Parlamento, inizino a riappropriarsi di spazi che troppo a lungo sono stati loro tolti?

Fino al 24 marzo, tutte le domeniche alle 12.00 alla Casa del Jazz (esclusa domenica 17 marzo)

New Talents Jazz Orchestra

Link

dal sito della Casa del Jazz