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Un trio nella Terza Corrente

Una guida all’ascolto senz’altro particolare, quella di mercoledì scorso alla Casa del Jazz, ultima di questo ciclo che verrà ripreso a luglio. Lorenzo Paesani (piano), Luca Dal Pozzo (contrabbasso), Dario Mazzucco (batteria) hanno portato sul palco un assaggio di quello che può accadere al Jazz quanto incontra la musica contemporanea. È stata definita Terza Corrente, ed è un fenomeno che ha radici profonde nel Jazz europeo. Il trio ha eseguito brani tratti dal loro disco Wayne’s Playground, uscito per Abeat Records nel 2011, dedicato alla musica di Wayne Shorter.

Witch Hunt, brano contenuto nel famoso disco Speak No Evil, viene da loro riletto in chiave mistica, utilizzando l’ossessivo riff del tema come eco di un flusso di coscienza che riemerge tra le onde pulsanti della ritmica, a tratti sospeso, a tratti opaco, a tratti liquido. Il tema di Pinocchio, altro famoso brano di Shorter, viene interpretato da Paesani con voicing tensivi sul groove drum & bass proposto da Dal Pozzo e Mazzucco, con rimandi evidenti alle atmosfere di Emergency dei Lifetime di Tony Williams (1969), e più in generale al jazz-rock davisiano degli anni settanta.

Un trio di giovani jazzisti emergenti, un assaggio di quanto il panorama italiano ha da offrire al pubblico degli appassionati.

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CD Wayne’s Playground

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Piano americano

Quando si incontrano un pianista italiano come Domenico Sanna e due “ritmici americani” come Ameen Saleem (contrabbasso) e Dana Hawkins (batteria) non si può rimanere a casa; ed è per questo che ieri sera ho voluto esserci, alla seconda delle tre serate del trio, all’Alexanderplatz. Il locale, tanto per iniziare, era pieno fino al colmo. Avventori su ogni tavolino, musicisti e amici su ogni strapuntino, tutti lì per celebrare il Jazz, oltre che per ascoltarlo. Perché il jazz club è anche questo, un luogo di incontro per appassionati, sia musicisti che fruitori, che si ritrovano ogni sera insieme per un vero e proprio rito, che ha le sue consuetudini e le sue regole non scritte.

Di sicuro si realizza una osmosi quando culture musicali diverse si uniscono in un pur minimo ensemble quale è questo Society Games Trio, ed in questo caso l’osmosi è tra un pianismo di ispirazione europea ed una concezione ritmica americana nella sua forma più moderna. “Semplicemente suono il basso. Non saprei dire il genere: improvviso, ascolto, e cerco la mia strada all’interno del groove“, dice Ameen Saleem a proposito di sé. Ed ascoltando il concerto di ieri sera mi viene da pensare che questa filosofia sia stata mutuata da tutti e tre gli elementi del Trio.

Sanna sembra felicemente dotato di una esplosività controllata, che gli consente di passare con naturalezza da momenti intimisti quali l’introduzione, suonata in piano solo, di The Way You Look Tonight, che lascia la sala col fiato sospeso sopra i bicchieri di vino ed i dessert, al bop più spinto della parte successiva, quando si lancia in un assolo a tempo raddoppiato sospinto ed a tratti incalzato da Saleem ed Hawkins. Incalzato da un contrabbassista che sembra alla continua ricerca del suono, della nota, ma nella incarnazione più materiale piuttosto che in quella più eterea di una semplice armonica. E questa sua ricerca si manifesta non solo nel suo playing ma anche nei continui aggiustamenti di accordatura, nella disputa (non sempre vinta) con il jack della cassa monitor che proprio non vuol saperne di non gracchiare ogni tanto, nel pizzicare le corde con energia tale da farne uscire una dall’incavo del ponticello, dal suo togliersi il berretto e poggiarlo sul riccio del suo strumento. Una insofferenza costruttiva che apprezzo. E apprezzo, allo stesso modo, la gioiosa scoppiettanza di Hawkins il quale, lungi dall’essere una costruzione a tavolino di ciò che un batterista deve o dovrebbe forse essere, è coerentemente se stesso ed il suo strumento, in un tutt’uno impossibile da scindere. Per fortuna, perché secondo me è così che un batterista dovrebbe essere!

Insomma, Domenico Sanna è diventato un po’ americano suonando con questo Trio. Interessante il suo arrangiamento di Evidence, di Monk, che mi ricorda vagamente l’ostinato ritmico di Invisible People degli Yellowjackets; divertente D.D.J.L. (Jaki Byard), che mi era parsa la versione storta di I Got Rhythm (George Gershwin), suonata con rilassatezza ad un tempo metronomico vertiginoso; coinvolgenti le esecuzioni di Pinocchio (Wayne Shorter) e di LM (Daniele Tittarelli). Cito infine due brani a firma di Domenico Sanna, nuovi di zecca e pertanto ancora senza titolo, che non hanno mancato di solleticare i palati dei jazzofili presenti.

Un concerto di quelli belli, pieni di mood. C’è bisogno di dire altro?

Domenico Sanna con Ameen Saleem e Dana Hawkins

Link

Profilo Myspace di Domenico Sanna

Ameen Saleem Bio (in inglese)