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Enrico Morello a Radiotre Suite Jazz

In occasione della Giornata internazionale del Jazz, il 30 aprile 2022, Radiotre RAI ha trasmesso in diretta il concerto di Enrico Morello, batterista di grande sensibilità, già da anni in pianta stabile nel quartetto di Enrico Rava. La formazione si compone, oltre al leader, di Gabriele Evangelista al contrabbasso, Francesco Lento alla tromba, Daniele Tittarelli al sax contralto.

In una rinnovata Sala A di via Asiago, trasformata da storica e affascinante testimonianza dei fasti della Radio in un colorato e moderno studio televisivo, Pino Saulo ha presentato la serata non senza una certa emozione, dato che questo è il primo concerto trasmesso in diretta dall’inizio del lockdown.

Le composizioni sono per lo più quelle del disco di Morello, Cyclic Signs, uscito per Auand Records il 19 marzo 2021, più qualche nuovo brano.

La formazione, senza strumenti in grado di fornire un supporto armonico, si muove sul drumming di Morello unito alla precisione del contrabbasso di Evangelista (“magnifico, insuperabile, coraggiosissimo”, ha detto di lui Morello dal momento che ha sostituito all’ultimo minuto il titolare Matteo Bortone), il tutto compendiato non solo dal lirismo di Lento e Tittarelli ma anche dai loro cluster armonici, i quali danno al suono generale un’impronta da big band in miniatura, piccola ma efficace.

I brani sono spesso portati su tempi dispari, ciononostante mantengono una grande naturalezza. La fantasia e la capacità di Morello nell’utilizzare tamburi, piatti, cowbell, con bacchette, spazzole e mallet, lo porta ad utilizzare stilemi ritmici i più disparati, dallo swing (ma con repentine deviazioni e scarti), passando per scomposizioni del beat sempre più rarefatte, per cambiare poi ancora rotta ed arrivare alla clave cubana.

La tromba di Lento crea suggestioni oniriche, senza mai indulgere verso esibizioni sterili di tecnica ma apportando invece lirismo e cristallinità. Tittarelli, che abbiamo potuto seguire in tutta la sua evoluzione artistica da molti anni ormai, conferma le sue molte doti, non ultima quella di essere sempre nel pezzo con precisione ed eleganza.

Una serata che merita l’ascolto. Se volete la trovate qui: https://www.raiplaysound.it/audio/2022/05/Radio3-Suite—Il-Cartellone-del-30042022-b90dcf91-419a-4d5d-8a7a-75b48874fbd9.html

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Amato Jazz Trio @ RadioTre

Sono a Roma, in via Asiago, di fronte agli studi RAI. Sto aspettando di entrare nella Sala A, dove verrà registrato il concerto dell’Amato Jazz Trio che sarà poi trasmesso martedi 10 dicembre ore 20.30 su Radio Tre. Un peccato che tale concerto venga trasmesso registrato e non in diretta. Ma questo è il mese del Teatro, come spiega il direttore di Radio Tre Marino Sinibaldi, dunque il Jazz deve aspettare. Ma andiamo con ordine.

Mi trovo al bar di fronte alla RAI, dicevo, quando incrocio proprio i tre fratelli Amato insieme a Giuseppe Di Bernardo, autore di un bel documentario sulla storia del trio. Una storia che porta con sé la bellezza primigenia del Jazz, una musica che si radica nella cultura afro-americana e che, forte di questa connotazione meticcia, è destinata a rimanere sempre tale, pur nelle sue mille evoluzioni, pur a migliaia di chilometri dai luoghi nei quali è nata. Una storia, quella del trio Amato, che origina da quello che potrebbe essere considerato il far west italiano, la Sicilia. Un luogo lontano, ai margini estremi della penisola, dove il sole è africano ed il tempo sembra dilatato, rarefatto in un distillato di luci e ombre.

La luce di Elio, Alberto e Sergio Amato si accende nel 1979 quando, dopo aver a lungo suonato musica leggera e musica per banda, i tre hanno i primi approcci con il Jazz. La storia viene raccontata molto bene nel documentario di Giuseppe Di Bernardo, Amato Bros: quando il Jazz nasce in Sicilia, nel quale alle immagini di repertorio si alternano i racconti del padre Santino, trombettista, di amici, di musicisti, del critico Franco Fayenz e di loro stessi. Le immagini rendono molto bene questo trovarsi “ai margini” dell’Italia, del Jazz, forse del mondo. Ma la musica del trio fa da amalgama e rende tutto naturale, anche il fatto che in un paesino come Canicattini Bagni tre giovani musicisti possano appassionarsi al Jazz e diventarne protagonisti. I tre fanno da spalla a Wynton Marsalis, e successivamente vincono il Jazz Contest 88, organizzato a Milano dalla rivista Musica Oggi. È la consacrazione. Da allora iniziano a suonare in giro per l’Italia e ad incidere dischi. A Canicattini Bagni, visto che le loro prove sono seguitissime da amici e conoscenti, decidono di aprirle istituzionalmente fondando l’Otama Jazz Club, dove si esibiscono regolarmente e dove ospitano anche musicisti come Flavio Boltro e Marcello Rosa.

L’ombra arriva nel 2003: Sergio, il batterista, perde la vita in un incidente. È un colpo duro, una ferita che sembra non doversi più rimarginare. Ma ecco che grazie a Loris Amato, il quarto e più piccolo dei fratelli, mago comico e batterista rock, il trio si ricostituisce. Il suono di Loris, di impronta decisamente non jazzistica, finisce per essere un elemento peculiare del sound dei tre, e così Elio ed Alberto trovano la forza di ricominciare.

Durante il concerto, nella Sala A di via Asiago vengono proiettate le immagini del film di Di Bernardo. La musica degli Amato ci avviluppa da subito, dalle prime dirompenti note che Elio tira fuori dal suo pianoforte. Alberto, riverso sul contrabbasso, sembra coltivare con lo strumento un rapporto intimo e viscerale, mentre Loris conferisce una venatura allegra all’ensemble. La proiezione contribuisce, con le sue immagini fortemente evocative, a creare una atmosfera mistica. Difficile fare paragoni, segnare punti di riferimento. Le influenze ci sono, dalla musica pantonale, di dichiarata provenienza Schönberghiana, ad un certo folk-pop che fa largo uso di bordoni sui quali vengono poi costruite improvvisazioni modali. Elio si alterna tra il pianoforte ed il trombone, dando prova di grande empatia con entrambi gli strumenti. Inutile dire che la serata corre via con grande piacere, con Pino Saulo, curatore e presentatore del programma, a chiedere loro ben due bis alla fine del concerto.

Mi ha fatto particolarmente piacere incontrarli di persona e scambiare due parole con loro. Per tutti quelli che fossero curiosi di ascoltare la musica dei fratelli Amato, vi invito a tenere d’occhio la programmazione di Radio Tre di dicembre. Mentre, per vedere il documentario di Giuseppe Di Bernardo, potete andare sul sito del film riportato in basso.

Il concerto andrà in onda martedi 10 dicembre 2013, ore 20.30, su Radio Tre RAI.

Link correlati

Amato Bros – Quando il Jazz nasce in Sicilia

Discografia

Intervista prima del concerto

Gatto perfetto

La sala A di Via Asiago 10, a Roma, è un luogo storico e magico. Storico perché da quel palazzo è passata la storia della radio italiana; magico perché tutto, dalla facciata ai marmi agli arredi, ci riporta alle cose belle di un tempo che non c’è più. Ma il mondo va avanti, ed è proprio a quest’ottica che si conforma il PerfectTrio di Roberto Gatto (batteria, live electronics), con Alfonso Santimone (piano, fender rhodes, live electronics) e Pierpaolo Ranieri (basso elettrico), esibitisi martedì 22 ottobre in diretta all’interno del contenitore Radio Tre Suite, con la conduzione di Pino Saulo.

Il mondo, dicevamo, va avanti, e si prova, da sempre, a sperimentare nuove strade. La ricerca, propria della musica come di tutte le arti, non è però sempre fruttuosa. Spesso si assiste a esperimenti, che tali dovrebbero rimanere, ma che invece vengono proposti come novità ad un pubblico che forse troppo passivamente li accetta. Non è certo questo il caso, perché Gatto-Santimone-Ranieri riescono a stregarci mescolando abilmente i colori della palette a loro disposizione: contaminazione dei generi, una certa libertà dalla forma, ancoraggio alla tradizione per quanto riguarda la scelta dei temi, uso sapiente di sintetizzatore, campionamenti, effetti, loop station.

Ed ecco Aquarela do Brasil (Ary Barroso) diventare un brano di musica contemporanea, che si sviluppa su di una atmosfera dilatata, costruita su effetti industrial e che solo in un secondo tempo disvela il suo caratteristico tema. Santimone ha il suo da fare, passa dal piano a coda (del quale, occasionalmente, pizzica le corde direttamente tuffandosi nella cassa armonica) al fender rhodes, filtrando tutto attraverso i filtri e gli effetti del suo computer. Anche Gatto dà una mano, completando il suo drumming con campionamenti e rumori. Ranieri si muove agile, tra effetti e loop, sostenendo l’impalcatura ritmica con grande sensibilità e maestria.

Con questo tipo di trattamento anche un brano come Lujon (Henry Mancini), già di per sé magnetico nell’arrangiamento originale, acquista una luce nuova, caricato ancora di più di un’aura di misticismo. Non manca lo swing, a garantire quell’ancoraggio alla tradizione di cui Gatto ha modo di parlare durante la breve intervista con Pino Saulo in apertura di programma.

Un progetto, questo, che aspettavamo da tempo: una musica che guardi al nuovo ma che sia sempre interessante, stimolante, che mantenga il gusto per il ritmo e la melodia, che incorpori le sonorità elettroniche dei nostri anni e che, in sintesi, risulti bella ed accattivante, sia per chi ha vissuto (e vive ancora) della bella musica prodotta nel secolo scorso e sia per chi, soprattutto tra i più giovani, si avvicina ora alle sette note cercando qualcosa di nuovo e diverso dal già sentito.

Un bravo a Roberto Gatto, che vanta una lunga carriera costellata di incontri celebri (uno fra tutti, Chet Baker), e che ha saputo circondarsi di bravi musicisti, giovani e in grado di rendere musicalmente, con energia e bravura, la loro visione. Ed un bravo a Pino Saulo e a Radio Tre che contribuiscono, con perizia e dedizione, alla diffusione della cultura musicale.

Il PerfecTrio ha registrato un disco in estate, che uscirà a gennaio 2014 per l’etichetta Auditorium Parco della Musica. Aspettiamo impazienti.