Ieri sera si è chiuso il Roma Jazz Festival, chiusura celebrata con un balzo indietro fino al tempo del Savoy Ballroom e dell’era dello swing, quando il Jazz era musica popolare e si ballava in grandi sale affollate di gente.
Padrone di casa Massimo Nunzi, musicista, arrangiatore, direttore d’orchestra, scrittore, conduttore radiofonico. Al suo fianco un manipolo di musicisti di razza, rispondenti al nome di Orchestra Operaia i quali, da gennaio 2014 ad oggi, hanno calcato ogni tipo di palco, dal Lian Club al Palladium alla Casa del Jazz a piazze alla radio e fino a stasera, all’Auditorium Parco della Musica. Un gruppo di ottimi musicisti i quali, nelle parole stesse di Nunzi, sono una risposta alla crisi. Una crisi dovuta sì a difficoltà economiche generalizzate ma anche alla mancanza di iniziativa e di azione da parte di molti.
E l’azione è declinata in molti modi stasera: a partire dai tanti arrangiatori, battezzati lone arrangers (Damiano La Rocca, Claudio Toldonato, Alberto Buffolano, Marco Vismara), invitati da Nunzi a proporre e dirigere i propri arrangiamenti; a seguire con gli ospiti Andrea Biondi al vibrafono, Marco Guidolotti al clarinetto, Andrea Tofanelli alla tromba; proseguendo con gli omaggi – tanti – ai grandi musicisti del passato, con la riproposizione di arrangiamenti di loro composizioni o dei loro assoli più famosi (Woody Herman, Bennie Moten, Jelly Roll Morton, Lionel Hampton, Coleman Hawkins, Chick Webb, Tommy Dorsey, Artie Shaw, Cootie Williams, Charlie Barnet, Dizzy Gillespie).
Azione, incontenibile, quella di decine di ballerini di lindy hop, diretti da Vincenzo Fesi, vestiti alla guisa dell’epoca, i quali danno fuoco alla platea riportandoci al tempo d’oro in cui tutto questo succedeva regolarmente. Un paradiso di allegria, emozioni e voglia di battere il piede.
Un modello da seguire, questo dell’Orchestra Operaia. Un modo per farci ascoltare ottima e variegata musica (l’Operaia si è prodotta nei mesi scorsi in arrangiamenti di brani di Kenny Wheeler, di brani hip hop, dando prova di grande flessibilità e apertura) senza negarci divertimento, allegria, ma anche pensiero alto e considerazioni, musicali e non. Un modello che potrebbe essere riproposto anche su scala ridotta, con piccoli combo che eseguono arrangiamenti propri o di terzi, una sorta di open source musicale in grado di creare interesse, non solo da parte degli appassionati ma anche – e soprattutto – da parte di neofiti i quali possono trovare in elementi anche distanti dal Jazz come inteso oggi (il ballo, la musica hip hop o altro) un motivo per avvicinarsi ed appassionarsi a loro volta.
Intervista radio a Massimo Nunzi
L’Orchestra Operaia:
Ospiti speciali: Andrea Tofanelli, tromba; Marco Guidolotti, clarinetto; Andrea Biondi, vibrafono.
Marta Colombo, voce; Mario Caporilli, Fabio Gelli, trombe; Stan Adams, Luigino Leonardi, Roberto Pecorelli, tromboni; Claudio Giusti, Alex Tomei, Carlo Conti, Duilio Ingrosso, ance; Alessandro Gwis, pianoforte; Manlio Maresca, chitarra; Luca Pirozzi, basso; Pierpaolo Ferroni, batteria.
Direzione e Arrangiamenti: Massimo Nunzi.
Lone Arrangers/Codirettori ed arrangiatori: Claudio Toldonato, Alberto Buffolano, Damiano La Rocca, Marco Vismara.