È il 7 febbraio e siamo al 28 DiVino Jazz. Silvia Bolognesi (contrabbasso) e Angelo Olivieri (tromba e pocket trumpet) presentano il loro disco Dialogo, registrato dal vivo da Antonio Castiello nella chiesa di S. Pietro in Acquariis di Teano.
Fin dall’attacco di Take The A Train, il contrabbasso si guadagna la ribalta. Benché non amplificato, benché all’altro capo del duo ci sia una tromba, le note di Silvia emergono con prepotente grazia, contrappuntando qua e là il tema e proponendo una serie infinita di varianti, articolazioni, rumori e quant’altro, all’unica condizione che siano eufonici ed assolutamente urgenti. Salvo poi eseguire una puntigliosa e godibile walkin’ line durante il solo di Olivieri.
Angelo Olivieri usa tutti i riguardi per non sovrastare la sua comprimaria con il suo strumento. Spesso utilizza la sordina e, sempre, tutte le note emesse dal suo ottone sono invariabilmente curate e attente, volte alla ricerca della frase perfetta, una sorta di bosone di Higgs della musica. Interessanti gli approcci meno convenzionali, come l’emissione di soffi, gorgoglii, battiti. Ma tutto questo non si traduce in una fruibilità di tipo esclusivamente cerebrale: dopo essere transitate per la nostra testa le frasi di Angelo scendono, prima soavemente verso le pancia e poi, sensualmente, più in basso. Dai preliminari si passa ad altro.
Sperimentazione, dunque, ma anche musica. La precisazione è doverosa in quanto troppo spesso si cerca di far passare la ricerca come qualcosa di bello a prescindere. Non è così. Troppo spesso ci vengono propinati progetti i quali non sono altro che esperimenti falliti. Ma non è questo il caso. Silvia Bolognesi e Angelo Olivieri riescono a offrirci la freschezza di un Billy Strayhorn o di un Don Cherry accanto a brani originali come Dialogue di Olivieri o The Looker in Luquer di Bolognesi nei quali, al fianco della ricerca, la musica rimane sempre viva e stimolante, per la testa come per il basso ventre.
Non manca l’ironia, la complicità tra i due (che si guardano scoppiando a ridere nel mezzo di un brano per via di uno stacco che evidentemente non è venuto come doveva, ma anche questo è Jazz), la gioia. La gioia di trovarsi, per l’ennesima volta, ad esprimere se stessi attraverso le note. E la gioia è anche degli spettatori i quali, lungi dal trovarsi di fronte a qualcosa di ostico ed impenetrabile, vengono avvolti da una musica di altissimo livello la quale presenta però molti di gradi di fruizione, risultando appetibile a tutti.
Favorire il dialogo: sembra essere questo l’obiettivo del duo Bolognesi/Olivieri. Dialogo tra testa e cuore, iniziati e neofiti, sperimentazione e melodia, serietà e gioco.

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