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Scalare la montagna

Ieri sera, al 28DiVino Jazz, Stefano Preziosi ha presentato il suo album appena uscito, Climbing Up. Il 28DiVino Jazz, uno dei club più apprezzati per la ricerca costante di nuovi progetti originali e di nuovi talenti da proporre, anche in una serata pre-pasquale come quella di ieri non ha di certo fatto mancare, nella “grotta divina”, una bella proposta, di quelle che proprio non si possono perdere e che già nel titolo, Climbing Up ovvero “scalare la montagna”, porta in sé la metafora di quanto sia difficile, oggi, essere artisti ed in particolare musicisti.

Musicisti. Cominciamo col dire che il quartetto di Stefano Preziosi, bravo altosassofonista e sopranista, è costituito da musicisti di prim’ordine a partire da Pierpaolo Principato  (pianoforte), passando per Stefano Cantarano (contrabbasso) fino ad Ettore Fioravanti (batteria). Un ensemble solido che sulla carta già promette e che, sul palco, mantiene.

Lirico, a tratti free, tonico. Potrebbero essere questi gli hashtag per la descrizione del sassofonista Preziosi il quale, pur percorrendo i binari della melodia, non manca di scarti laterali repentini che aprono squarci interessanti. Si passa così da Giuliana, il cui tema da tipica ballad moderna inizia con un call and response per poi sciogliersi in un ritmo più regolare e rassicurante, alla title track Climbing Up, eseguita senza l’accompagnamento del piano e che, per via del fraseggio usato dal sassofonista e dell’uso dei sovracuti, rimanda a certi echi di A Trane From The East di Massimo Urbani. Diversamente da Urbani, però, Preziosi utilizza l’elettronica, a conferire riverbero e rinnovata espressività al suo strumento, evidente segno che viviamo uno step successivo, nella infinita ed affascinante evoluzione del Jazz, rispetto a quello che ha visto i fasti del compianto Max. Non mancano momenti “filmici”, come Anti tesi, orecchiabile medium in 3/4, funky (Sleeping In The Morning, On Green Dolphin Street, arrangiata da Principato), tango (Tango novo). Ancora, una versione aperta e visionaria di In A Sentimental Mood (Duke Ellington) ed un Vintage Blues dal tono antico ma con molte cose da dire.

Tanta carne al fuoco, dunque, in un riuscito mix tutto a firma di Stefano Preziosi il quale ha, ancora una volta, tenuto alto lo spirito del Jazz nell’ormai mitico “28”.

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Stefano Preziosi Official Website

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Dario Germani @ Jazzit Club – Roma

È nato un nuovo jazz club nella capitale! La notizia ci riempie di entusiamo, perché ogni club che si aggiunge porta nuove opportunità per gli artisti, contribuisce alla diffusione del verbo jazzistico e aiuta dunque anche tutti gli altri club: più interesse per il Jazz, più richiesta di Jazz, più soci per i club. Stiamo parlando del Jazzit Club Roma, ideato e realizzato dal direttore della rivista Jazzit Luciano Vanni all’interno della struttura dell’Auditorium Antonianum in viale Manzoni. La formula magica è la seguente: il prezzo del biglietto, 10 €, viene diviso al 50% tra gli artisti e l’Antonianum, mentre Vanni si accolla i costi, come ha avuto modo di dire lui stesso durante la presentazione dell’evento, ieri sera. Immaginiamo che i ritorni di Vanni stiano in altre cose, tra le quali spicca la grande offerta di abbonamenti (in varie formule) che viene promossa durante gli eventi ma anche, aggiungerei, il ritorno di immagine nonché di diffusione di quel verbo di cui parlavamo all’inizio.

La serata inaugurale del club ha visto l’esibizione di Dario Germani (contrabbasso), con Stefano Preziosi (sax contralto) e Luigi Del Prete (batteria), e con la partecipazione di Aldo Bassi (tromba), i quali hanno presentato il primo disco da leader di Germani, For Life, uscito ad aprile per l’etichetta Tosky Records, ed ispirato dall’omonimo brano di Yusef Lateef, grande musicista da poco scomparso.

Sono sempre scherzosamente sospettoso (da pianista) nei riguardi di progetti pianoless. Devo altresì dire che quello che ho ascoltato ha completamente spazzato via ogni pur minima riserva e mi ha messo di fronte ad un lavoro di grande qualità. Anche perché, come ha dichiarato lo stesso Germani, i suoi riferimenti sono spesso pianistici: Thelonius Monk su tutti, del quale ha eseguito Crepuscule With Nellie, brano originalmente senza assoli che Monk aveva dedicato alla moglie, e che Germani ha trasformato in standard, con la tromba di Bassi che esegue la prima parte A ed il sax di Preziosi che continua nella seconda mentre Bassi esegue una seconda linea, e adattando la struttura alla esecuzione degli assoli di tutto l’ensemble; nonché la più nota Well You Needn’t, introdotta da un pedale di contrabbasso con uso di bicordi, per poi lasciarci gustare un assolo di contrabbasso con un rilassato feel ritmico, fino ad un bel finale in cui la batteria di Del Prete scompone e rallenta il tempo, ridestando interesse proprio nel momento in cui il brano sta per concludersi, non senza l’ultima sorpresa di un falso finale prima della chiusura effettiva.

Una musica piena di spazi, silenzi. Una esecuzione sempre devota alla musica più che a sé, credo sia questa la cifra di questo bravo contrabbassista. E questo rispetto per la musica è evidente anche nella scelta di eseguire molti brani standard ed original, lasciando “solo” a due brani a propria firma (Lullaby for Bianca, XY)  il compito di far emergere il Dario Germani compositore, ancorché interprete. Perfetto comprimario Stefano Preziosi, che con il suo sax alto ha ben interpretato il mood del leader, dove eseguendo i temi al servizio del brano e dove impreziosendo (nomen omen) la performance con degli ottimi assoli, quando aperti e moderni e con uso di sovracuti, quando classici.  La tromba di Aldo Bassi (mentre su disco l’ospite è Max Ionata) ha ulteriormente arricchito la serata, rendendo la stessa un ottimo biglietto da visita per questo nuovo Jazz Club che si affaccia sulla scena romana.

Il trio di Dario Germani feat. Aldo Bassi sarà stasera al 28DiVino Jazz, dove ci aspettiamo un’altra ottima performance da parte di questi splendidi musicisti. Consigliatissimo.

Dario Germani @ Jazzit Club Roma
Dario Germani @ Jazzit Club Roma

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Ascolta l’intervista radio a Dario Germani

Sito del Jazzit Club all’interno della pagina dell’Antonianum

Acquista For Life sulla pagina Tosky Records

Ancora un organ trio!

Ed eccomi ancora una volta ad ascoltare un organ trio, una  formazione sempre interessante e divertente. Ieri sera, al 28Divino Jazz, i Soul in Time ovvero Karri Luhtala (organo, synth), Stefano Preziosi (sax alto), Paolo Amarisse (batteria) hanno dato vita ad uno show gradevole, perfetto balsamo per lenire le fatiche di una lunga giornata.

Si comincia con un riff famoso, quello di Walkin’ On The Moon dei Police. Karri rompe il ghiaccio, “appoggiando” i bassi sul suo Hammond singolo manuale a transistor. Stefano espone il tema, sfoderando un suono riverberato quanto basta per riportarci ad una atmosfera anni Ottanta, mentre Paolo supporta l’intera struttura. Rock, stiamo ascoltando del rock. A tratti, il tema diventa quello di Summertime, presagio del Jazz che arriva con l’assolo di sax, il quale si dipana su un pedale di organo e batteria. L’assolo scorre in equilibrio dinamico tra le due anime di questo progetto, il rock ed il jazz. L’atmosfera è densa, tirata, e diventa quasi drammatica quando Karri mette giù un accordo sintetico col suo Korg Poly 61 e dà inizio al suo assolo.

Jazz e Rock convivono molto bene in questo trio, in grado di passare senza soluzione di continuità dai Police a Monk, da Joe Zawinul a Duke Ellington a Jimi Hendrix. Ed è in chiave zawinuliana che spesso vengono interpretati i brani. Particolarmente intensa e degna di nota l’esecuzione di I Got Rock di Massimo Urbani, mentre si registra un bello swing a supporto dei momenti più jazzistici.

Il concerto finisce e, come spesso mi accade, mi fermo a parlare con i musicisti. È sempre interessante scoprire cosa pensano coloro che ci hanno appena regalato una bella serata di musica. Ed ho anche modo di provare l’Hammond di Karri. Devo dire che è sempre un piacere suonare certi “vecchi” strumenti…