Chissà come sarebbe sembrato strano, a Papa Clemente VII (che per sette mesi, nel 1527, da qui resistette all’attacco dei Lanzichenecchi), aggirandosi tra i cortili di Castel S.Angelo, di trovare il set del Thematico 4et, il quartetto capitanato da Luca Pirozzi (contrabbasso e basso elettrico) con Michael Rosen (sax soprano), Enrico Zanisi (pianoforte), Nicola Angelucci (batteria). E chissà, magari il Jazz suonato da questi bravi musicisti avrebbe alleviato un po’ la tensione di quei mesi.
Ed eccoci qui, accanto a cumuli di levigate palle di pietra pronte per essere lanciate contro il nemico, ad ascoltare incantati i brani, tutti a firma di Pirozzi, che compongono il programma di questa serata. Sono particolari questi brani, pieni di spazi aperti, di momenti di pausa tra una parte del tema e l’altra, o tra un tema ed un assolo. Sarà perché l’autore è un contrabbassista, abituato a stare sullo sfondo e, al tempo stesso, a dare valore alle sfumature? Fatto sta che, cosa rara, stasera mi capita di scovare la musica ovunque, anche negli angoli di un arrangiamento o nelle pieghe di un accompagnamento.
La melodia, la cantabilità sono la mission di questi brani, che fanno tutti parte di un cd in uscita. A partire da Atlantide, la ballad che apre la serata, nella quale già si intravede in che territorio ci muoveremo: il primo solo è per il contrabbasso, ma l’impressione che si tratti di una scelta di campo intimista non dura a lungo, giusto il tempo per Rosen di prendere la parola e di inanellare coltranianamente una serie di frasi out, con tanto di sovracuti. Angelucci si mette al servizio del brano, e contrappunta con intelligenza gli scarti repentini di Rosen. Ecco, il quadro è quasi completo. Zanisi, che per ora si muove sullo sfondo, rappresenta un elemento di particolare freschezza in questa formazione. Il suo pianismo è aperto, libero, ma anche ben piantato nel terreno del Jazz tout court. A metà strada tra Petrucciani ed i Bad Plus, mi viene da pensare mentre ascolto il suo solo su Samu, secondo brano della serata, da Pirozzi dedicato a suo figlio.
Neon’s Ballad, che inizia con una intro in piano solo nella quale vengono fuori le influenze bachiane e classiche in generale di Zanisi, successivamente sembra ricalcare certe atmosfere da film noir, e mi viene in mente la struggente The Long Goodbye dall’omonimo film di Altman.
Inusuale uno degli ultimi brani eseguiti, quando Pirozzi lascia il contrabbasso per il basso elettrico ed utilizza una loop station per eseguire un riff sul quale suona poi un assolo molto ispirato, al principio del brano. Sullo stesso riff, stavolta suonato in diretta (senza loop station), Angelucci si scatena alla fine in un impetuoso assolo, che chiude il brano.
Siamo all’epilogo, e sulle allegre note del Paguro vacanziero (che forse, a metterci le parole, potrebbe essere la hit dell’estate) ci lasciamo sorprendere dalle truppe di Carlo V, che sono ormai entrate. Roma è messa al sacco, e noi veniamo fatti prigionieri e trasferiti nelle segrete di Castel S.Angelo. Ma ne è valsa la pena.
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