Questi quattro ragazzi faranno strada. O almeno, ce lo auguriamo. Perchè sarebbe veramente un peccato se il loro talento e in particolare il loro ensemble si perdesse nel mare di musicisti e proposte del panorama jazzistico italiano e non solo. Qualcuno obietterà che di musicisti bravi è pieno il mondo, eppure raramente come con loro mi è capitato di vedere incarnato il Jazz nella migliore delle sue evoluzioni. Questi ragazzi suonano, compongono e arrangiano con un gusto personale, ben radicato nella tradizione ma con grandi aperture verso il suono moderno.
Per cominciare, hanno swing. Non suonano even eight, come si sente spesso in questi anni, e questo lo vediamo sia negli assoli a tempo raddoppiato di Fabio Marziali, alto sassofonista, sia nelle frasi del piano (Alberto Napolioni) e in quelle del contrabbasso (Stefano Battaglia). Suonano blues, e mi viene alla memoria l’assolo di pianoforte nel primo brano proposto nella serata del 5 novembre al 28DiVino, brano scritto da Stefano Battaglia. Suonano a tempo moderato ma sono capaci di uptempo vertiginosi, come nel blues finale dove in particolare Fabio Marziali mi ha portato indietro ai tempi di Charlie Parker. Suonano moderni, con un fraseggio aperto che entra ed esce dalla tonalità. E infine, sono un gruppo, un vero gruppo che fa le prove (e si sente!) e che porta avanti un proprio progetto musicale.
Il pedale, o comunque un ostinato di contrabbasso, contraddistingue molti dei loro brani: lo si trova in Deep Dive, di Marziali, brano che alterna 16 misure di pedale a 16 misure in walking, nel successivo brano a firma di Napolioni e nel brano ancora dopo, una rumba suggestiva e intrigante. Lo troviamo ancora più avanti nella scaletta del concerto, affiancato all’uso di una scala minore armonica che crea il caratteristico suono arabeggiante.
Il sassofonista Fabio Marziali esegue gli assolo con estrema sicurezza ma sempre con gusto e musicalità, prediligendo spesso i tempi raddoppiati ed un fraseggio che fa largo uso di pentatoniche e sequenze. Il pianista Alberto Napolioni trasuda blues e melodia; con la sinistra predilige a volte dei cluster dissonanti. Il suo accompagnamento risulta sempre originale e musicale. Il contrabbassista Stefano Battaglia riesce ad essere sempre vitale e comunicativo, sia musicalmente che fisicamente, facendo della corporeità un elemento distintivo della sua performance. Il batterista Giacomo Zucconi accompagna con gusto, raffinatezza e precisione, ad un volume che non sovrasta gli altri musicisti e senza cedere a personalismi od eccessi.
Vi invito caldamente ad ascoltarli dal vivo. O su disco: il loro album di esordio New Hope è stato pubblicato dall’etichetta Philology, e in qualità di vincitori del Fara Music Jazz Live 2011 stanno per incidere un nuovo disco. Penso che me lo comprerò.
